L’ernia jatale o ernia dello iato esofageo è l’erniazione di parte dello stomaco attraverso lo iato esofageo/diaframmatico, un’apertura o forame del diaframma attraverso il quale l’esofago si unisce allo stomaco nel torace. Generalmente associata a reflusso acido da incontinenza dello sfintere esofageo inferiore (LES), esistono 4 tipi di ernia jatale:
- Ernia iatale da scivolamento (Tipo I): più frequente, spesso nelle persone obese. La pressione nell’area addominale supera la pressione diaframmatica e lo stomaco tende ad essere spinto verso l’alto, nel mediastino, attraverso lo hiatus diaframmatico. Non è necessariamente una condizione permanente, poiché la parte di stomaco interessata si sposta spesso su e giù in base alla pressione esistente nell’addome: uno sforzo, un colpo di tosse, il sollevamento delle gambe in posizione sdraiata o qualunque contrazione dei muscoli addominali possono facilitare il fenomeno, che, quindi, in certi casi, può essere reversibile. Questo avviene più facilmente in persone che congenitamente hanno i tessuti collagenosi più deboli, che oppongono meno resistenza.
- Ernia paraesofagea o da rotolamento: consiste in una rotazione dello stomaco lungo la grande curvatura, in modo tale che la sua parte superiore fuoriesca attraverso lo iato esofageo. Questa tipologia è meno comune, ma è più temibile, poiché la giunzione gastro-esofagea rimane nella sua posizione naturale, e l’erniazione del fondo dello stomaco porta alla sua compressione tra la parete dello iato e l’esofago. Può talvolta derivare da un intervento chirurgico correttivo di un’ernia iatale da scivolamento.
- Ernia iatale da esofago corto: l’esofago corto è dato da alterazione chimica della parete esofagea (ingestione accidentale di acidi), che comporta retrazione cicatriziale dell’esofago.
- Ernia di tipo III e di tipo IV: si manifestano ernie anche di altri visceri come il colon e la milza.
QUALI SONO I SINTOMI?
L’ernia jatale può risultare asintomatica. Tuttavia, l’eruttazione è il sintomo di gran lunga caratteristico dal momento che parte dello stomaco, risalendo in cavità toracica, tende a riempirsi d’aria durante la normale respirazione (inspirazione). L’eruttazione si sviluppa in tre fasi:
- aumento della pressione intragastrica (dura pochi minuti): si avverte senso di pesantezza gastrica
- dilatazione gastrica: può generare dolore epigastrico e toracico, fino a simulare un infarto del miocardio
- espulsione dell’aria (eruttazione), quando la pressione intragastrica ha finalmente eguagliato quella esterna: genera sollevio dalla sintomatologia
Il ciclo dolore-eruttazione può ripresentarsi spessissimo durante l’arco della giornata, in quanto lo stomaco si riempie e si svuota d’aria continuamente.
Altri sintomi dell’ernia jatale associata a esofagite da reflusso, sono:
- pirosi (bruciore gastrico)
- dolore toracico simil-infarto del miocardio
- rigurgito
- comparsa di asma
- extrasistole, soprattutto dopo i pasti
COSA SCATENA I SINTOMI?
Molti sintomi da ernia gastrica iatale e da reflusso sono dovuti al passaggio di acido dallo stomaco all’esofago (o da reflusso gastro-esofageo), quando lo sfintere esofageo inferiore non ha più una perfetta tenuta sia per sua “debolezza” ed imperfetta contrazione sfinteriale, anche in assenza di ernia, sia per la presenza dell’ernia.
COSA PROVOCA IL PASSAGGIO DI ACIDO GASTRICO?
L’acido, oltre ad essere irritante per la mucosa, può provocare lesioni infiammatorie talvolta erosive e, nei casi più gravi, delle vere e proprie ulcere a carico della parte inferiore dell’esofago. In questi casi, i sintomi quali soprattutto bruciori retrosternali, “alla gola” e talvolta dolori toracici. In qualche caso il reflusso acido provoca infiammazione al faringe ed alla trachea e perfino delle crisi d’asma. Fra gli altri sintomi che possono suggerire la presenza di questa malattia vi sono anche: la “disfagia”, cioè la sensazione di un passaggio difficoltoso del cibo dalla faringe allo stomaco, il “bolo faringeo”, cioè la sensazione di un corpo estraneo o di un “nodo” in gola, non collegata alla deglutizione, la “scialorrea”, cioè un fastidioso e notevole aumento della salivazione.
L’ernia paraesofagea può coesistere senza alcun sintomo, ma lo stomaco può essere “strangolato”, e creare problemi ischemici sulla parete per diminuito afflusso di sangue.
QUALI COMPLICANZE POSSONO COMPARIRE?
Le complicanze dell’ernia jatale possono essere:
- anemizzazione per le lesioni dell’esofago sia ischemiche che infiammatorio/ulcerose
- stenosi esofagea benigna
- in qualche caso l’esofagite, ovvero l’infiammazione dell’esofago, può complicarsi con il cancro
- quando l’ernia è molto grande e comprime una parte del torace, si possono avere anche fenomeni di insufficienza respiratoria.
COME SI FA LA DIAGNOSI?
La diagnosi viene posta mediante una radiografia con mezzo di contrasto del tratto superiore del tubo digerente, eseguita ponendo il paziente in posizione supina con le gambe più in alto della testa, oppure con un’indagine endoscopica o esofagogastroscopia, particolarmente utile nel verificare l’eventuale concomitante presenza di un’esofagite da reflusso.
- radiologia
- endoscopia
- esecuzione nmanometrica
- esofogastrica per determinare le pressioni del LES
COME SI CURA?
Il trattamento dell’ernia jatale può essere:
medico: il riflusso di acido e la progressione dell’ernia possono essere diminuiti soprattutto dall’impiego di farmaci antiacidi che neutralizzano l’acido gastrico, di farmaci che aumentano la pressione dello sfintere e facilitano lo svuotamento gastrico ed anche da misure che impediscono che si verifichi il riflusso, il quale avviene soprattutto per gravità, quando l’esofago si viene a trovare in una posizione più bassa dello stomaco o quando lo stomaco è troppo pieno, viene compresso l’addome, in caso d’obesità ed infine quando si usano certi cibi irritanti, come il caffè o l’alcool, di farmaci vasodilatatori che facilitano l’apertura dello sfintere esofageo inferiore.
chirurgico: se malgrado i provvedimenti medici, i sintomi non migliorano, può essere presa in considerazione la necessità di un intervento, spesso risolutivo, che riduca l’ernia ed abolisca il riflusso o intervento di “fundoplicatio” che viene abitualmente fatto per via laparoscopica.
L’intervento chirurgico non è necessario per la maggior parte dei casi, perché riguardano la forma più conosciuta il tipo I. Invece le altre forma possono portare a complicanze pericolose e quindi risulta utile l’intervento.