Fino all’80% delle donne in menopausa soffre di occhio secco, una disfunzione della produzione delle lacrime che ha varie cause tra cui anche un alterato equilibrio tra estrogeni e androgeni. Si tratta di una patologia vera e propria che, non curata adeguatamente, può progredire e peggiorare nel tempo. Come si cura e come si riconosce l’occhio secco in menopausa? Ne parliamo con il dottor Bruno Battaglia, oculista di Humanitas San Pio X.
Occhio secco: ne esistono due tipi
«La cura dell’occhio secco in menopausa, in termini medici chiamato Dry Eye Disease (DED), dipende dalla forma in cui si manifesta – spiega l’esperto -. Si riconoscono, infatti, due forme principali: una nota come una eccessiva evaporazione lacrimale (dislacrimia) e l’altra come una ridotta produzione lacrimale (ipolacrimia). La dislacrimia, la più frequente, è provocata dalla disfunzione di specifiche ghiandole palpebrali, chiamate ghiandole di Meibomio, responsabili della produzione dello strato lipidico del film lacrimale. Questa disfunzione provoca una rapida evaporazione delle lacrime che è la causa del bruciore, della lacrimazione e della sensazione di corpo estraneo nell’occhio. Nell’ipolacrimia, meno frequente nella menopausa, le ghiandole lacrimali non producono una sufficiente quantità di soluzione acquosa, in grado di mantenere idratata la superficie oculare».
Quali sono le cause e i sintomi dell’occhio secco?
«La sindrome da occhio secco è multifattoriale, ovvero è causata da diversi fattori – prosegue il dottor Battaglia -. Insieme all’alterato rapporto tra estrogeni edandrogeni, la Dry Eye Disease può essere causata anche dall’uso prolungato e da una non corretta igiene delle lenti a contatto, dai cosmetici, e dalla presenza di alcune malattia come il diabete, il reflusso gastroesofageo, la gastrite da Helicobacter Pylori nonché alcune malattie autoimmuni quali la Sindrome di Sjogren. Tra i sintomi che possono indicare la sindrome da occhio secco vi sono, insieme alla sensazione di corpo estraneo e bruciore oculare, anche una lacrimazione eccessiva, transitori appannamenti visivi, fotofobia (eccessiva sensibilità alla luce), e, nei casi gravi, sintomi sistemici come sensazione di irritabilità e affaticamento: queste manifestazioni devono indurre a rivolgersi allo specialista per una adeguata diagnosi e terapia».
Come si cura la sindrome da occhio secco in menopausa?
«La visita oculistica e la valutazione dei dati clinici e strumentali sono fondamentali per iniziare la terapia per la sindrome da occhio secco – dice il dottor Battaglia -. La terapia può avvalersi di più strategie, da valutare a seconda della severità del quadro clinico. In prima istanza si è soliti impiegare lacrime artificiali (colliri), salviette o schiume per la pulizia delle palpebre ed eventualmente integratori; in alternativa, o come implementazione della terapia, si possono effettuare cicli di trattamenti di luce pulsata (in genere sono sufficienti 4 sedute di 30 minuti, totalmente indolore) che stimola le ghiandole di Meibomio a riprendere il loro normale funzionamento. Fondamentale è evitare cure fai-da-te».
Si può prevenire l’occhio secco in menopausa?
«Come per altre patologie, anche nella sindrome dell’occhio secco lo stile di vita gioca un ruolo importante – sottolinea l’oculista -. Infatti, l’uso prolungato di dispositivi elettronici come smartphone, computer o tablet, ambienti in cui l’umidità è scarsa, una non adeguata idratazione e alimentazione possono contribuire alla comparsa della sindrome dell’occhio secco. Pertanto, per la prevenzione, sono raccomandate pause durante il lavoro con videoterminali, umidificare gli ambienti in cui si trascorrono molte ore, bere adeguatamente e preferire un’alimentazione ricca di vegetali e frutta, bilanciata e sana».
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