Trasmesso per via aerea, dopo circa 18 giorni di incubazione il virus responsabile della rosolia provoca un’eruzione cutanea simile a quelle del morbillo o della scarlattina, il che rende le tre patologie difficilmente distinguibili. Da un punto di vista clinico, la rosolia non è una malattia particolarmente pericolosa e, una volta contratta, rimane un’immunità permanente che rende impossibile un successivo contagio.
Il metodo più sicuro per valutare il proprio grado di immunità alla rosolia è il Rubeo test che indica il tasso di anticorpi antirosolia nel sangue materno. La presenza di IgG (immunoglobuline G) indica uno stato di immunità, mentre livelli medio-elevati di IgM indicano che l’infezione è recente.
Se si pianifica una gravidanza, è consigliato per tutte le donne verificare la propria immunità alla rosolia dosando le IgG specifiche (rubeo test). In Italia, il Rubeo test è gratuito per le donne, sia come esame pre concepimento che durante la gravidanza.
Quali sono i danni al feto della rosolia in gravidanza?
Se contratta durante la gravidanza, la rosolia può provocare danni molto gravi al feto, in quanto il virus della rosolia è in grado di superare la barriera placentare, trasmettendo l’infezione (rosolia congenita) al feto.
In particolare, la protezione placentare è meno valida al primo e al terzo trimestre di gravidanza. Per questo motivo, l’epoca gestazionale in cui la mamma contrae l’infezione è determinante non solo per le probabilità di trasmissione materno-fetale, ma anche per la gravità del danno fetale.
Le più frequenti manifestazioni associate a rosolia congenita nel bambino sono: perdita di udito, ritardo nello sviluppo neurologico, ritardo di crescita, difetti cardiaci e oculari.
Come si può prevenire la rosolia in gravidanza?
La prevenzione della rosolia in gravidanza richiede che la donna, prima del concepimento, abbia effettuato la vaccinazione antirosolia oppure abbia già contratto l’infezione.