In Italia sono circa 6 milioni le persone che soffrono di patologie della tiroide, per lo più non gravi e curabili. La Settimana Mondiale della Tiroide è l’occasione per parlare delle malattie della tiroide, più frequenti nelle donne che negli uomini, e dell’importanza della diagnosi precoce e dei controlli.
Ne parliamo con il dottor Andrea Lania, Professore di Endocrinologia in Humanitas University, con il dottor Luca Malvezzi, responsabile dell’U.O. di Otorinolaringoiatria, e la dottoressa Caterina Premoli, endocrinologa di Humanitas San Pio X.
Cos’è e a cosa serve la tiroide?
La tiroide è una ghiandola situata alla base del collo, tra laringe e trachea, e ha una forma che ricorda quella di una farfalla. Si tratta di una ghiandola piuttosto superficiale, cosa che permette al medico di poterla ispezionare con la palpazione durante la visita specialistica. La tiroide ha la funzione di produrre e secernere particolari ormoni, chiamati ormoni tiroidei (tiroxina – FT4, triiodotironina – FT3) indispensabili per la crescita e lo sviluppo dell’organismo fin dall’età fetale. L’attività della tiroide è regolata dall’ipofisi, una piccola ghiandola posta alla base del cranio, con cui la tiroide è strettamente connessa: infatti, l’ipofisi produce e secerne un ormone chiamato tireotropo o tireostimolante (TSH) che regola la produzione degli ormoni tiroidei.
La tiroide svolge importanti funzioni di controllo dello sviluppo del sistema nervoso, della respirazione, dell’attività del cuore, della temperatura corporea, della crescita e della forza muscolare, dell’idratazione cutanea, del peso corporeo, del ciclo mestruale e della fertilità.
Quali sono i principali sintomi delle malattie della tiroide?
Spesso si è portati a credere che le malattie della tiroide si presentino principalmente nell’età adulta e in menopausa; tuttavia, alcune possono manifestarsi già alla nascita (ipotiroidismo congenito), oppure svilupparsi nell’infanzia e nell’adolescenza.
Tra le principali patologie tiroidee, l’ipotiroidismo, caratterizzata da una ridotta funzione tiroidea, è la più frequente malattia endocrina nelle donne (circa l’8% delle donne rispetto al 2% degli uomini), la cui causa principale è la tiroidite cronica autoimmune presente in circa il 10% delle donne e il 2% degli uomini. In genere, l’ipotiroidismo si riconosce con sintomi quali sensazione di grande stanchezza (astenia), aumentata sensibilità al freddo, pelle secca, aumento della perdita di capelli, difficoltà di concentrazione, stipsi, aumento di peso, gonfiori (edemi) e alterazioni del ciclo mestruale.
L’ipertiroidismo, caratterizzato da eccessiva attività tiroidea, colpisce circa il 2-3% delle donne, spesso giovani, e lo 0,2-0,3% degli uomini. La forma più diffusa di ipertiroidismo è una malattia autoimmune chiamata morbo di Basedow. La comparsa di ipertiroidismo, in genere, è caratterizzata da sintomi quali ansia, irritabilità, intolleranza al caldo, sudorazione, palpitazioni, tachicardia, aritmie, astenia, dimagrimento non giustificato da diete, dissenteria, tremori e alterazioni del ciclo mestruale.
I noduli tiroidei singoli o multipli, o il gozzo tiroideo, sono le patologie tiroidee più frequenti nell’età adulta. Il riscontro ecografico di nodularità tiroidea si verifica nel 19–68% della popolazione generale con maggiore prevalenza nelle donne e negli anziani, ma solo i il 5% dei noduli nelle donne e l’1% dei noduli negli uomini è palpabile. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di noduli benigni e solo nel 5-7% dei casi si tratta di una neoplasia maligna della tiroide. In genere, i noduli sono asintomatici, e solo in caso siano di grandi dimensioni possono dare disturbi alla respirazione e alla deglutizione. In tutti i casi, la presenza di uno o più noduli tiroidei, anche se benigni, richiede controlli periodici con l’ecografia; sulla base delle valutazioni dell’endocrinologo, possono essere necessari anche l’ago aspirato o la scintigrafia tiroidea.
Prevenzione: iodio, alimentazione e controllo della funzione tiroidea
La prevenzione delle patologie della tiroide passa attraverso un’adeguata assunzione di iodio con l’alimentazione, e i controlli periodici in particolare per le persone più a rischio, come ad esempio:
- età over 50 anni
- problemi alla tiroide durante la gravidanza
- familiarità
- abitudine al fumo (o ex fumatori)
- assunzione di alcuni farmaci.
In genere, in presenza di una sintomatologia suggestiva di una alterata funzione tiroidea è indicata l’esecuzione di un prelievo di sangue che ha lo scopo di misurare i livelli di ormoni tiroidei (TSH, FT4, ed FT3) e, in alcuni casi, anche degli anticorpi anti-tiroide (anticorpi contro la perossidasi tiroidea e la tireoglobulina, anticorpi anti TSH recettore) responsabili delle malattie autoimmuni della tiroide (Tiroidite di Hashimoto e Morbo di Basedow). L’esame del sangue è un esame semplice ma importantissimo dal punto di vista diagnostico per valutare sia la necessità di iniziare una terapia, sia l’efficacia e l’adeguatezza della terapia intrapresa.
L’ecografia tiroidea ha lo scopo di studiare la struttura e le dimensioni della tiroide e individuare l’eventuale presenza di noduli. In caso di noduli con caratteristiche ecografiche di sospetto, viene effettuato l’agoaspirato per la biopsia, sotto la guida ecografica, per escludere la presenza di cellule tumorali. Nei pazienti con ipertiroidismo, può essere necessaria la scintigrafia tiroidea che può fornire informazioni circa la causa di una iperfunzione tiroidea in presenza di noduli.
Sulla base dei risultati diagnostici e dei sintomi, la cura farmacologica può prevedere la somministrazione continuativa di ormone tiroideo (nell’ipotiroidismo), o di farmaci normalizzanti della funzione tiroidea (ipertiroidismo). La chirurgia di rimozione della ghiandola (tiroidectomia) è indicata nei casi di noduli maligni, mentre nei noduli benigni spesso è sufficiente monitorare nel tempo la crescita: solo in caso di noduli benigni di grandi dimensioni o che provocano disturbi della respirazione o della deglutizione, è indicata la tiroidectomia.
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