La necrosi della testa del femore è una malattia silenziosa ai suoi esordi che, sebbene piuttosto rara, può causare sintomi gravi, come dolore e difficoltà nel movimento. La diagnosi precoce all’insorgenza dei sintomi permette di evitare conseguenze gravi.
Ne parliamo con il dottor Pierantonio Gardelin, ortopedico di Humanitas San Pio X.
Cos’è la necrosi della testa del femore e quali sono i sintomi?
Il termine medico necrosi avascolare o osteonecrosi della testa del femore descrive una condizione in cui l’apporto di sangue alla testa del femore si riduce o si interrompe, causando la morte delle cellule dell’osso. Questo provoca, contestualmente, anche il collasso dell’osso della testa femorale, ovvero della parte del femore chiamata testa, che si articola con l’acetabolo dell’anca per consentire il movimento della gamba. Quando la testa del femore non riceve sangue a sufficienza, l’osso si indebolisce, può cedere e compromettere gravemente la funzionalità dell’articolazione.
Nelle fasi iniziali, la comparsa di necrosi può essere asintomatica, cioè non presentare sintomi evidenti o dare sintomi lievi che possono passare inosservati. Tuttavia, con il progredire della malattia, spesso in modo rapido, il dolore si manifesta nella regione inguinale, può irradiarsi alla coscia o al ginocchio e peggiorare con l’attività fisica. Il dolore diventa progressivamente più intenso, fino a comparire anche a riposo, e si accompagna spesso a una limitazione nei movimenti dell’anca. La deambulazione può diventare difficoltosa, portando nei casi più gravi alla necessità di un supporto per camminare, anche in giovane età.
Necrosi avascolare della testa del femore: quali cause?
In genere, le cause della necrosi avascolare della testa del femore si distinguono in traumatiche o non traumatiche. Le forme traumatiche sono spesso legate a fratture del collo del femore o a lussazioni dell’anca, cioè eventi che interrompono direttamente il flusso sanguigno all’osso. Le forme non traumatiche, invece, sono più subdole e riconducibili a diversi fattori di rischio come ad esempio, l’uso prolungato e in alte dosi di farmaci antinfiammatori corticosteroidi utilizzati in molte patologie croniche come l’artrite reumatoide o il lupus eritematoso sistemico. Anche l’abuso di alcol rappresenta un rischio importante, così come alcune malattie metaboliche e del sangue, tra cui l’anemia falciforme, la dislipidemia, cioè livelli alterati di grassi nel sangue, alcuni tipi di terapia (chemioterapia, radioterapia) e la presenza di disturbi della coagulazione, possono compromettere il corretto arrivo di sangue (perfusione vascolare) della testa femorale.
Nonostante l’associazione con molteplici fattori, non sempre è possibile individuare con certezza una causa. In questi casi si parla di necrosi idiopatica, ovvero senza causa apparente. Recenti studi[1] suggeriscono che, tra le cause, anche la predisposizione genetica potrebbe influenzare la vulnerabilità individuale a sviluppare questa patologia.
Trattamenti per la necrosi della testa del femore: quali sono?
Il trattamento della necrosi della testa del femore dipende dallo stadio in cui viene diagnosticata la patologia. Nelle fasi iniziali, l’obiettivo della terapia è di rallentare o fermare la progressione della necrosi, preservando il più possibile la struttura dell’osso. In questi casi il trattamento conservativo include l’assunzione di farmaci per il dolore, la limitazione del carico sull’arto colpito mediante l’uso di bastoni o stampelle e farmaci che migliorano la microcircolazione a livello delle ossa.
Nelle fasi iniziali, però, il chirurgo può ritenere necessaria la decompressione del nucleo, cioè un intervento minimamente invasivo che consiste nel praticare un piccolo foro nella testa del femore per ridurre la pressione interna, favorire la crescita di nuovi vasi sanguigni e stimolare la rigenerazione dell’osso. Questa tecnica è più efficace se eseguita precocemente, prima che si verifichi il collasso dell’osso.
Quando la necrosi è in fase avanzata e la testa del femore è gravemente danneggiata, il trattamento più efficace è la sostituzione dell’articolazione con una protesi totale d’anca. Questa procedura consente di eliminare il dolore e ripristinare la funzionalità dell’anca, ma comporta un intervento chirurgico maggiore e un periodo di riabilitazione. In genere, la protesi totale d’anca è l’intervento che, anche nei pazienti con necrosi della testa del femore in fase avanzata, permette di migliorare significativamente la qualità della vita.
Un’ulteriore tecnica promettente, ancora oggetto di studi, è l’utilizzo di cellule staminali per rigenerare l’osso necrotico. Questa terapia, in combinazione con la decompressione del nucleo, ha mostrato risultati interessanti in termini di prevenzione del collasso femorale, anche se è ancora in fase sperimentale e non rappresenta un trattamento standard.
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