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Neoplasia dell’Esofago


Che cos’è la neoplasia dell’esofago?

Il carcinoma dell’esofago è diffuso in tutto il mondo, con un’incidenza superiore nei paesi asiatici e più precisamente in quelli che una volta erano uniti con l’URSS insieme alla Cina dove si arrivano sino a 500 casi per 100.000 abitanti. In Europa i paesi più colpiti sono Francia e Inghilterra ma con medie molto più basse rispetto a quelle asiatiche, arrivando 11-12 casi su 100.000 abitanti, mentre in Italia è più diffuso verso il nord del paese, con un’incidenza media di 5 casi per 100.000 abitanti. Gli uomini sono più esposti e l’età in cui si manifesta si attesta principalmente intorno alla sesta decade. Istologicamente ne esistono di due varianti, il carcinoma squamocellulare, che origina dalle cellule epiteliali di pavimentazione, si ritrova nel terzo inferiore, medio e superiore dell’esofago; inizialmente si presenta come una depressione poi si sviluppa in forma vegetante e rappresenta il 95% dei casi; l’adenocarcinoma, derivante dall’epitelio cilindrico, correlato all’esofago di Barret, soprattutto nell’esofago terminale; rappresenta il 5% dei casi.

Quali sono le cause della neoplasia dell’esofago?

Molti sono i fattori di rischio che possono aumentare il pericolo dell’insorgenza di tale malattia tra cui il fumo, l’assunzione di alcool, la predisposizione genetica, le stenosi da caustici, danni da radiazioni, dieta errata (cibi con presenza di muffe), il deficit di vitamine, una cattiva igiene orale, l’esposizione a nitrosamine, l’obesità, l’infezione da papilloma virus; inoltre vi sono molte malattie che aumentano la possibilità per l’individuo di essere affetto da tale patologia, come la sindrome di Plummer-Vinson, l’acalasia esofagea, la malattia da reflusso gastroesofageo, la cui evoluzione, l’esofago di Barret, aumenta il rischio di incorrere in un adenocarcinoma.

Quali sono i sintomi della neoplasia dell’esofago?

I sintomi sono rappresentati da disfagia (difficoltà della deglutizione) ingravescente prima verso cibi solidi poi verso i liquidi, perdita di peso, odinofagia, dolore toracico irradiato alla schiena, anoressia, tosse, bruciore, sanguinamento con conseguente anemia sideropenica da stillicidio, ingrossamento dei linfonodi sovraclaveari. Nella fase finale si registrano episodi di rigurgito e vomito con rischio di aspirazione.

Diagnosi

La diagnosi si basa innanzitutto sul rilievo di una storia di disfagia sia per i liquidi che per i solidi. Dal punto di vista diagnostico è necessario indagare l’esofago con una Radiografia del tubo digerente, esofagogfastroduodenoscopia con biopsie, ecoendoscopia e TC del torace e dell’addome per valutare l’estensione locale e a distanza della malattia.

Trattamenti

A seconda dello stadio in cui si trova il tumore alla diagnosi si può agire di conseguenza e il trattamento può prevedere l’asportazione dell’esofago con ricostruzione della via alimentare, a volte preceduto da un trattamento Chemio-Radiante (Ca spinocellulare).

Nei casi di malattia in stadio precoce (Tis, T1aN0) la chirurgia è il trattamento di scelta. Il trattamento endoscopico di tali neoplasie è riservato a casi selezionati e in centri con grossa esperienza su tale patologia. Per patologie localizzate (T1-2, N0-1, M0) la terapia chirurgica è il trattamento standard anche se la sopravvivenza a lungo termine non supera il 25% se il linfonodi risultano positivi.

Nei pazienti che non possono o non vogliono essere trattati chirurgicamente la chemio radioterapia è superiore alla sola radioterapia. Nei casi in cui la malattia sia avanzata (T3–4, N0–1, M0 or T1–4, N0–1, M1) la sola chirurgia non è il trattamento di scelta in quanto la resezione radicale non è possibile nel 30% (T3) e nel 50% (T4) dei pazienti, mentre è consigliato un trattamento combinato CTRT.

Nei casi non operabili o in caso di stenosi molto marcata si può ricorrere alla laser terapia per aumentare il diametro del lume esofageo e permettere l’inserimento di endoprotesi che, purtroppo non in maniera definitiva, permettono l’alimentazione naturale e garantiscono così una miglior qualità di vita. Negli ultimi anni la chemioterapia sta fornendo risultati sempre più soddisfacenti, anche se rimane una terapia palliativa o utilizzata come supporto alla successiva terapia chirurgica.