L’episiotomia è un’incisione a livello dell’apertura vaginale, un taglio chirurgico cui in alcuni casi si ricorre durante il parto naturale per aiutare il passaggio della testa del bambino e dunque la sua nascita.
Ma quando è necessaria l’episiotomia, come si esegue e che ripercussioni ha dopo il parto? Ne parliamo con il dottor Alessandro Bulfoni, Responsabile di Ostetricia e Ginecologia in Humanitas San Pio X.
L’episiotomia è un taglio di qualche centimetro che si esegue al perineo, il tessuto tra l’apertura vaginale e l’ano.
Quando occorre effettuarla?
Durante il parto può rendersi necessario il ricorso a questo taglio in diverse occasioni: quando per esempio, la testa del bambino è troppo grande rispetto all’apertura vaginale, oppure quando è necessario accelerare l’espulsione del bambino per una condizione di sofferenza fetale, oppure ancora in caso di problemi nella gestione delle spinte da parte della gestante o in caso di parto operativo (ventosa sotetrica). Il ginecologo valuterà caso per caso e ricorrerà all’episiotomia laddove ritenga opportuno aiutare la fuoriuscita del bambino.
Come si procede?
La paziente riceverà un’iniezione di anestetico locale a livello del perineo, a meno che non si sia già effettuata l’epidurale. Viene poi eseguita l’episiotomia che può essere mediana, quando viene effettuata verticalmente dalla vulva verso l’ano, o mediolaterale, diretta dalla vulva al gluteo destro. Dopo il parto, la ferita chirurgica viene suturata in genere con punti riassorbibili.
L’episiotomia è pericolosa?
L’episiotomia è una procedura sicura e di routine. Può comunque portare con sé alcuni effetti collaterali come sanguinamento, infezione, gonfiore, dolore legato ai punti di sutura, difficoltà a evacuare, ripresa più lenta della vita sessuale.
Nei giorni successivi al parto, è possibile contrastare il dolore con paracetamolo ed è consigliabile sedersi sulla “ciambella” per alleviare il disagio. Con il passare dei giorni comunque, la ferita si cicatrizza e il dolore si allevia fino a scomparire.
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