Nei mesi primaverili ed estivi in particolare, come ogni anno, migliaia di pazienti sono alle prese con fastidiosi disturbi legati alle allergie di stagione. Nella stagione calda, infatti, mese dopo mese, fioriscono pioppi, betulle, parietarie, graminacee e ambrosie, le piante più comunemente responsabili di allergia ai pollini e riniti allrgiche
Abbiamo chiesto alla dottoressa Alessandra Piona, responsabile di Medicina Generale di Humanitas san Pio X quali sono i sintomi principali delle allergie, quali esami svolgere per una corretta diagnosi e quali le possibili opzioni di cura.
I sintomi delle allergie stagionali
Prurito agli occhi, naso che cola e fiato corto sono i sintomi principali. Ma possono aversi anche asma, congiuntivite e problemi cutanei.
In alcuni pazienti poi, possono insorgere anche le cosiddette reazioni crociate con gli alimenti, vere e proprie reazioni allergiche successive all’ingestione di frutta e verdura. “Ecco allora che, dopo aver mangiato una ciliegia, un’albicocca o della frutta secca, il paziente allergico può manifestare prurito persistente alla gola e, talvolta, gonfiore alle labbra, alla lingua o alle palpebre”, spiega la dottoressa.
Gli esami per la diagnosi
“Se il paziente non ha posto rimedio preventivamente, per esempio con un vaccino antiallergico, è necessario impostare una terapia sintomatica specifica ed è dunque necessario rivolgersi allo specialista per effettuare una corretta diagnosi e inquadrare la patologia allergica. La diagnosi di pollinosi e di eventuale allergia crociata ad alimenti viene eseguita in ambulatorio mediante prick test e dosaggio delle IgE specifiche”, sottolinea la dottoressa Piona.
Il prick test è un esame di semplice esecuzione che prevede la perforazione della cute con un ago al fine di permettere la penetrazione dell’allergene. Se dopo 20 minuti intorno al punto dell’iniezione compare un ponfo rosso e caldo significa che il paziente è sensibile all’allergene.
Le opzioni di cura
I farmaci attualmente disponibili sono tanti e ben tollerati, in particolare gli antistaminici che non danno più sonnolenza, come invece accadeva con i prodotti di vecchia generazione.
Una diagnosi accurata permette di prescrivere la terapia più appropriata per ciascun paziente, anche alla luce delle sue esigenze e del suo stile di vita. Una terapia mirata garantisce il controllo dei sintomi e dunque una miglior qualità di vita.
È bene poi precisare che i pazienti con Sindrome Orale Allergica, dovuta a una reazione crociata tra proteine simili dei pollini e alimenti, non devono necessariamente eliminare dalla dieta frutta e verdura, ma che anche questa eventualità verrà gestita dallo specialista, l’unico in grado di fornire al paziente tutte le indicazioni specifiche alla luce della sua allergia.
In assenza di sintomi, infatti, non occorre privarsi di frutta e verdura e non serve farlo nemmeno in via preventiva. Non tutti i pazienti con pollinosi, infatti, svilupperanno la sindrome orale allergica e non consumare determinati frutti o determinate verdure preventivamente non diminuisce in alcun modo il rischio di insorgenza di sindrome orale allergica, ma anzi priva il paziente di vitamine importanti per la salute generale e per la modulazione della risposta immunitaria. Sarà lo specialista, mediante l’esecuzione del prick test alimentare, supportato dal dosaggio delle IgE specifiche, a verificare l’effettiva presenza di sindrome orale allergica e a indicare al paziente gli alimenti da evitare.
È bene dunque evitare il fai da te, ma rivolgersi a un allergologo per la visita allergologica una diagnosi correttamente all’allergia permette una terapia appropriata, ha concluso la specialista.
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