Chi fa sport, anche amatoriale, la conosce come pubalgia. E’ un dolore acuto che si presenta durante l’attività sportiva e spesso impedisce di continuare. Il dolore può presentarsi anche in giovanissima età: le cause sono diverse, ma tra le tante, una risiede nell’anca. «Si tratta del conflitto femoro-acetabolare, anche conosciuto come impingement – spiega il dottor Giovanni Furnari ortopedico di Chirurgia Protesica e Ricostruzione Biologica Articolare di Humanitas San Pio X-, un disturbo che colpisce l’anca e provoca dolore a livello dell’inguine a causa di anomalie ossee (osteofiti) anche molto piccole che alterano il normale contatto tra testa del femore e l’acetabolo, le due componenti dell’articolazione dell’anca. Il conflitto femoro-acetabolare si caratterizza per il dolore a livello dell’inguine, ma può presentarsi anche posteriormente al gluteo. Il dolore può comparire a tratti, sia in movimento che a riposo, specie nei giovani sportivi. Infatti, si stima che in questa categoria di persone, il conflitto femoro-acetabolare abbia un’incidenza che oscilla tra il 36 e 95%. Con il movimento ripetuto e intenso come nello sport, in caso di conflitto femoro-acetabolare, i due capi articolari (testa del femore e acetabolo) iniziano a lesionarsi a causa dello sfregamento con gli osteofiti e comincia una progressiva usura, prima della cartilagine che riveste i capi articolari e, se non trattata in tempo, con il tempo, anche dell’osso. Quando accade, si parla di artrosi (coxartrosi) precoce e la soluzione è la protesi. Tuttavia, se si interviene precocemente, all’insorgere del dolore, la soluzione è, invece, mininvasiva e risolutiva».
Dolore all’inguine: non attendere che passi
Per fermare la degenerazione della cartilagine, arrestare il dolore e quindi evitare la comparsa dell’artrosi precoce, è necessario rivolgersi a un esperto per capire quale sia la causa del dolore. «Molto spesso – prosegue il dott. Furnari -, la pubalgia viene trattata con terapie conservative inefficaci, specie se la causa è il conflitto femoro-acetabolare. Per la diagnosi, è necessaria la visita specialistica, test specifici, diagnostica per immagini specie radiografia e RMN, e studio della cartilagine. Una volta diagnosticato, il trattamento del conflitto femoro-acetabolare avviene in artroscopia, cioè con una procedura chirurgica mininvasiva e in anestesia generale. L’intervento consiste nell’esecuzione di una piccola incisione a livello dell’anca, in cui si inserisce l’artroscopio dotato di microtelecamera collegata a un monitor esterno. Grazie alla telecamera, è possibile osservare e valutare lo stato dell’articolazione e della cartilagine. Successivamente, sempre attraverso la piccola incisione, il chirurgo svolge la procedura per eliminare gli osteofiti. Dopo l’intervento è possibile che si avverta ancora dolore a livello inguinale o gluteo per qualche giorno, ma assumendo gli antidolorifici prescritti viene alleviato facilmente. Dopo l’intervento è fondamentale svolgere un adeguato percorso di riabilitazione e fisioterapia. Dopo 2 mesi è già possibile tornare alle proprie attività quotidiane, mentre il ritorno all’attivitá sportiva, anche intensa, avviene tra i 3 e i 6 mesi dopo l’intervento. Va ricordato che l’intervento è risolutivo, perciò il giovane sportivo, generalmente, non rischia né di dover abbandonare lo sport, neppure in caso di agonismo, né di avere una riduzione delle sue prestazioni e performance sportive».
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