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Trattamento laser: cosa fare e sapere se non piace più il tattoo

Cambiare idea, nella vita, è sempre possibile. Anche quando si tratta di tatuaggi colorati, in bianco e nero, tribali o a fiori, grandi o piccoli. «Con l’aumentare della richiesta di tatuaggi, aumentano anche i pentiti del tattoo – dice la dottoressa Marta Brumana, responsabile di dermatologia di  Humanitas San Pio X -.

Oggi si stima che circa 1 persona su 6 tatuate abbia il desiderio di rimuovere o modificare un tatuaggio: se prima era solo un desiderio, oggi è possibile, e grazie alle nuove tecnologie si può intervenire senza lasciare cicatrici visibili sulla pelle, anche su aree delicate. In passato esistevano laser che avevano dei limiti e non riuscivano a trattare tutti i tipi di tatuaggi: in molti casi l’immagine persisteva, ed alcuni colori non riuscivano ad essere rimossi.

I laser di ultima generazione invece riescono a trattare praticamente tutti i tatuaggi utilizzando energie e potenze elevatissime (1,8GW) che rispettano l’integrità della cute, e impulsi brevissimi dell’ordine di un millesimo di nanosecondo (picosecondo) per frammentare in pigmenti piccolissimi il colore in modo che possa essere rimosso. Inoltre, rispetto ai laser di prima generazione, le più moderne tecnologie hanno più lunghezze d’onda specifiche che permettono di colpire tutti i diversi tipi di colore presenti sulla pelle, inclusi i colori pastello». 

Rimozione del tatuaggio: controindicazioni e rischi del trattamento laser

Per stabilire il tipo di trattamento per la rimozione del tatuaggio, è necessaria la visita dermatologica che serve a valutare anche la presenza di eventuali controindicazioni. «Sono controindicazioni al trattamento laser la presenza di alcune patologie, l’assunzione di alcuni tipi di farmaci e, per le donne, la gravidanza e l’allattamento – continua la dottoressa Brumana -. Tipo di laser, numero di sedute, e durata del trattamento stesso possono variare in base alla sede, alla grandezza, e ai pigmenti del tattoo

  • i tatuaggi neri sono più facilmente eliminabili dal laser rispetto a quelli di colore azzurro, giallo, bianco e verde, che necessitano più sedute
  • i tatuaggi di testa, collo e tronco sono in genere più veloci da trattare rispetto a quelli alle estremità, come su mani e piedi

Tra le sedute è necessario un intervallo di almeno 6-8 settimane, per permettere alla pelle di mettere in atto i processi fisiologici di rimozione dei frammenti di pigmento, oltre alla riparazione e rigenerazione cellulare. I laser di ultima generazione garantiscono un numero di sedute inferiori, e meno effetti collaterali rispetto al passato».    

Dall’effetto popcorn alla rimozione completa, ecco come funzionano i laser

Prima di effettuare il trattamento di rimozione del tatuaggio, viene applicata una crema anestetica, per limitare il disagio causato dal calore prodotto dal laser, che potrebbe risultare fastidioso per le persone particolarmente sensibili.  «I laser utilizzati per la rimozione dei tatuaggi – continua l’esperta – sfruttano l’emissione di luce ad alta energia con impulsi rapidi ad alta frequenza che, diretta sulla pelle, viene assorbita dal pigmento del tatuaggio. Grazie all’effetto termico chiamato “effetto popcorn”, il pigmento si frantuma con un suono simile a un popcorn che “esplode”,  lasciando al contempo la pelle indenne. 

A completare l’opera di eliminazione vengono infine richiamati in loco i macrofagi, le cellule spazzino, che “mangiano” i frammenti, li metabolizzano e ne favoriscono l’eliminazione dalla cute. La zona trattata rimane arrossata per qualche giorno, ed eventuali manifestazioni come prurito, un leggero gonfiore o la formazione di crosticine tendono a risolversi spontaneamente in pochi giorni. In caso di esposizione solare è fondamentale, per ottenere un ottimo risultato, utilizzare creme solari nel mese successivo al trattamento, con fattore di protezione 50+.». 

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