Il 20° anniversario del World Cancer Day che si celebra oggi 4 febbraio, è la data scelta dalla prestigiosa rivista International Journal of Cancer per pubblicare i risultati di un importante studio italiano multicentrico a cui hanno partecipato il dottor Marco Dal Fante, direttore del Servizio di Gastroenterologia ed Endoscopia dell’ospedale Humanitas San Pio X e la dottoressa Linda Fazzini, gastroenterologa, portando una casistica di oltre 300 pazienti. Condotto da 10 ospedali che hanno reclutato complessivamente 1450 pazienti, lo studio si è focalizzato sulla ricerca di nuovi biomarcatori tumorali sul sangue che, in futuro, potrebbero rendere meno invasivi gli screening di prevenzione precoce per tumore del colon-retto. Oggigiorno, infatti, proprio grazie agli screening sulla popolazione effettuati con l’esame per la ricerca del sangue occulto nelle feci e, in caso di positività al test, con la colonscopia, è possibile intervenire eradicando i polipi intestinali in fase pre-cancerosa.
Prevenzione del tumore del colon-retto: la colonscopia
«Il maggior limite degli esami di screening per il cancro del colon-retto, evidenziato dall’esperienza e anche dalla letteratura scientifica – continua il dottor Marco Dal Fante -, è che la colonscopia è percepita dalla popolazione come esame invasivo. Sebbene la colonscopia sia un esame che ha dimostrato la sua ampia efficacia nella prevenzione del (tagliato) cancro del colon-retto, tuttavia, la sua bassa tollerabilità contribuisce a ridurre l’adesione del paziente alla diagnostica di prevenzione, riducendo le probabilità di passare dal sospetto diagnostico, all’intercettazione ed eradicamento dell’adenoma, precursore del cancro del colon-retto. Da queste premesse nasce lo studio di ricerca di biomarcatori dal sangue dei pazienti con sospetto diagnostico, al fine di limitare il ricorso alla colonscopia ai soli pazienti che possono trarne il massimo beneficio perché è quasi certa la presenza di tumore in fase precancerosa, eradicabile con la colonscopia».
Lo studio
Realizzato in collaborazione con Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e promosso da AIRC (Associazione Italiana Ricerca contro il Cancro), lo studio che ha coinvolto il servizio di Endoscopia di Humanitas San Pio X ha permesso di identificare la presenza di piccolissime catene di RNA prodotte dalle cellule displastiche nel sangue (plasma) del paziente. «Attualmente gli screening si basano sull’esame delle feci che prevede la ricerca di sangue occulto – spiega il dottor Marco Dal Fante, coautore dello studio -. Tuttavia, come è noto, questo tipo di esame non è sufficientemente specifico nell’intercettare la presenza di piccoli adenomi (polipi) precancerosi. Invece, la presenza di microRNA nel sangue dei pazienti può aiutare a rilevare con maggior precisione quelli con lesioni precancerose e cancerose da indagare con esami endoscopici mirati come la colonscopia. In questo modo, si ridurrebbe il ricorso all’esame endoscopico con colonscopia ai soli individui che ne beneficerebbero di più.
I ricercatori italiani, esaminando specifiche sequenze di microRNA rilasciate nel sangue dal tumore del colon-retto in fase precoce, sono riusciti a identificare un set di possibili marcatori tumorali nel sangue dei pazienti, con la prospettiva di esami meno invasivi e più tollerabili dai pazienti nella lotta contro il cancro del colon-retto».
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