Immagini distorte e confuse, vista offuscata, che spesso nessun occhiale riesce a correggere, non vanno sottovalutate se si vuole proteggere la salute degli occhi. «Questi sintomi – spiega dottor Pietro Rosetta, responsabile di oculistica di Humanitas San Pio X – possono rivelare la presenza di cheratocono, una patologia della cornea, ovvero la membrana trasparente che costituisce la parte anteriore del bulbo oculare. Si manifesta quasi sempre in entrambi gli occhi, anche se con gravità diversa, e colpisce soprattutto i giovani e adolescenti. Particolarmente a rischio sono coloro che:
- hanno parenti che sono stati affetti da cheratocono, dato che la malattia ha carattere familiare e genetico;
- soffrono di allergie a causa di un’associazione tra cheratocongiuntiviti allergiche e cheratocono. Inoltre, l’abitudine sbagliata ma meccanica di strofinarsi gli occhi che prudono contribuisce a favorire la progressione della malattia corneale.
L’andamento del cheratocono è molto subdolo e progressivo. Infatti, nei soggetti a rischio la cornea presenta una rigidità naturale ridotta a causa del minor numero di legami che tengono unite le fibre di collagene, che sono l’impalcatura portante della cornea. Si verifica così uno scivolamento delle fibre l’una sull’altra e di conseguenza la cornea tende progressivamente ad assottigliarsi ed estroflettersi assumendo una forma irregolare sempre più simile a quella di un cono».
Diagnosi preclinica
Oggi nel caso del cheratocono è possibile fare una diagnosi preclinica, cioè prima che il paziente percepisca una seppur minima menomazione visiva, grazie alla moderna tecnologia che permette di creare mappe tomografiche corneali ad alta definizione e misurare la rigidità della cornea.
Per tutti coloro che hanno parenti che sono stati affetti da cheratocono, oppure a maggior ragione, non appena si iniziano ad avvertire i primi disturbi alla vista, è necessario consultare l’esperto, senza temporeggiare ipotizzando gradazioni sbagliate degli occhiali, stanchezza o affaticamento temporaneo. «Infatti, in presenza di uno stadio avanzato di cheratocono può diventare necessario il trapianto di cornea che, seppur utile, rappresenta un provvedimento terapeutico più aggressivo ed evitabile- sottolinea lo specialista -. Se la diagnosi è precoce infatti una nuova tecnica parachirurgica e meno invasiva consente di contrastare e nei casi più favorevoli arrestare la progressione del cheratocono».
Terapia innovativa
«La terapia innovativa, a minore invasività, si chiama Cross Linking Corneale e consiste nell’installazione nella superficie della cornea di un collirio a base di Vitamina B2 o riboflavina attivato da una irradiazione laser con raggi UVA – spiega il dottor Rosetta -. L’intervento, incrementando i legami che tengono unite le fibre di collagene, ha come obiettivo rinforzare gli strati superficiali della cornea, così da bloccare la progressiva perdita di rigidità. L’intervento avviene in anestesia locale e dura circa un’ora. Nel postoperatorio, il paziente deve sottoporsi a controlli quotidiani per i 4 giorni successivi ed seguire attentamente la terapia antibiotica, oltre a evitare di utilizzare smartphone, computer e schermi retroilluminati, pulire il viso con salviette detergenti monouso senza entrare a contatto con l’acqua e riposare gli occhi tenendoli chiusi».
Lo specialista riceve anche presso il centro Humanitas Medical Care di via Murat 13, a 450 metri dall’Ospedale. La struttura dispone di un ampio parcheggio nelle vicinanze a disposizione del paziente.
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