Causata dall’infezione del virus SARS-CoV-2, sappiamo che la malattia nota come COVID-19 ha un decorso clinico in tre fasi, come spiegato dal Ministero della Salute, nella circolare dal titolo “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2”. In questi mesi di malattia pandemica sono aumentate le conoscenze sul virus, su quali sono le persone più a rischio, sulla malattia e i suoi sintomi, e sull’efficacia delle diverse terapie che, ad oggi, sono basate sulla gestione clinica dei sintomi tenendo conto del quadro clinico complessivo del paziente.
Prima fase dell’infezione da COVID-19: sintomi generici
Nel nostro organismo, il virus SARS-CoV-2 si lega all’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2), coinvolto nella regolazione della pressione sanguigna. Questo enzima si trova sulle cellule dell’epitelio polmonare dove ha la funzione di difendere i polmoni dai danni causati da infezioni e infiammazioni. Legandosi a ACE2, il virus impedisce all’enzima di proteggere i polmoni, entra nelle cellule, e inizia a replicarsi.
In genere, in questa fase è caratterizzata da malessere, febbre e tosse secca.
Nella maggior parte dei casi, il sistema immunitario del soggetto riesce a bloccare l’infezione: in questo caso la malattia ha un decorso benigno e non si evolve.
Seconda fase: sintomi respiratori
Se COVID-19 evolve in una seconda fase, questa è caratterizzata da alterazioni polmonari con polmonite interstiziale, molto spesso bilaterale ovvero che coinvolge entrambi i polmoni. In questa fase compaiono sintomi respiratori prima lievi ma che possono progredire fino all’insufficienza respiratoria.
Terza fase di COVID-19: la più grave
In un numero limitato di pazienti, il quadro clinico dell’infezione da COVID-19 può aggravarsi a causa della cosiddetta “tempesta citochinica”. Si tratta di pazienti che sviluppano uno stato di eccessiva infiammazione dovuto a un’azione continua e incontrollata delle citochine, ovvero quelle proteine che hanno il compito di avvisare le cellule del sistema immunitario di attivarsi per difendere l’organismo, ma che in alcuni casi possono andare fuori controllo. Questo può determinare l’insorgenza di lesioni polmonari gravi e talvolta permanenti come la fibrosi polmonare. Il quadro clinico del paziente può peggiorare ancora fino a sviluppare quella che viene chiamata sindrome da distress acuto respiratorio (ARDS) che talvolta è associata a fenomeni di coagulazione intravascolare disseminata, formazione di trombi nei piccoli vasi di tutto l’organismo e la potenziale ostruzione del normale flusso di sangue. Dai dati disponibili sappiamo che alcune tipologie di pazienti tendono a sviluppare forme gravi della malattia:
- persone con più di 70 anni di età
- chi soffre di alcune patologie (ipertensione arteriosa, fibrillazione atriale, insufficienza cardiaca, diabete mellito, insufficienza renale, malattia coronarica e patologie respiratorie croniche)
- pazienti immunodepressi (per patologia congenita o acquisita, trapiantati o in trattamento con farmaci immunosoppressori).
Da asintomatica a critica: i cinque stadi clinici dell’infezione da COVID-19
I National Institutes of Health (NIH) statunitensi hanno classificato i 5 stadi clinici di COVID-19 basati sulle tre fasi della malattia e tenuto conto anche dei criteri radiologici:
- Infezione asintomatica o pre-sintomatica: è presente una diagnosi di infezione da SARS-CoV-2. Attenzione:anche in assenza di sintomi si è comunque contagiosi.
- Malattia lieve: si manifestano sintomi lievi quali febbre, tosse, alterazione del gusto, malessere, cefalea, mialgia ovvero dolori muscolari, ma non difficoltà respiratorie nè alterazioni polmonari rilevabili a livello radiologico.
- Malattia moderata: la saturazione – cioè l’ossigenazione del sangue rilevata con un saturimetro – è maggiore o uguale a 94%, sono presenti difficoltà respiratorie o evidenze radiologiche di polmonite.
- Malattia severa: la saturazione è inferiore al 94%.
- Malattia critica: si presenta insufficienza respiratoria, shock settico e/o insufficienza a livello di uno o più organi.
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