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COVID-19 Vaccine Janssen: come funziona il vaccino di Johnson & Johnson

Il quarto vaccino disponibile in Italia contro COVID-19, la malattia causata dall’infezione da nuovo coronavirus SARS-CoV-2, è stato autorizzato per le persone a partire da 60 anni di età, da EMA (European Medicines Agency – Agenzia Europea per i Medicinali) e da AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). Si tratta del COVID-19 Vaccine Janssen (del gruppo Johnson & Johnson), un vaccino a vettore virale, cioè basato sulla somministrazione di un virus reso incapace di replicarsi (l’adenovirus umano di tipo 26) sostanzialmente innocuo per l’organismo umano. All’interno dell’adenovirus usato come vettore, sono state inserite solo le informazioni per la produzione della proteina Spike di SARS-CoV-2. A differenza degli altri tre vaccini al momento disponibili (Pfizer-BioNTech, Moderna e Vaxzevria/AstraZeneca), il vaccino Janssen viene somministrato in una sola dose.

Ne parliamo con il dottor Michele Lagioia, Direttore Medico Sanitario di Humanitas.

Come entra il virus nelle cellule?

Il virione (la singola particella di virus) di SARS-CoV-2 deve il nome coronavirus alla sua forma rotondeggiante con delle “punte” sulla sua superficie che lo fanno assomigliare a una corona. Sulle punte si trova la proteina Spike che, legandosi a un enzima chiamato ACE2 (enzima di conversione dell’angiotensina 2) sull’epitelio polmonare che ha la funzione di difendere i polmoni dai danni causati da infezioni e infiammazioni, il virus “apre” come fosse una “chiave” la “serratura” delle cellule dell’organismo rappresentata da ACE2. ln questo modo, il virus entra nella cellula, impedisce all’enzima di compiere il proprio ruolo protettivo, rilascia il proprio codice genetico virale (RNA) e costringe la cellula a produrre proteine virali e diffondere l’infezione.

Come funziona il vaccino di Johnson & Johnson

Con l’iniezione del vaccino nella parte alta del braccio, il vettore virale porta nel nucleo delle cellule il codice genetico per la produzione della proteina Spike di SARS-CoV-2. Con la vaccinazione, le cellule T del sistema immunitario riconoscono la proteina S, attivano la produzione di anticorpi specifici contro il virus, e cellule dotate di memoria difensiva contro la proteina Spike. Pertanto, se il vaccinato in futuro dovesse entrare in contatto con il virus, il suo sistema immunitario ne avrà memoria, lo riconoscerà e si attiverà per combatterlo, impedendo alle proteine Spike l’ingresso all’interno delle cellule.

Con il vaccino si introduce nelle cellule dell’organismo solo l’informazione genetica necessaria per costruire copie della proteina Spike. Infatti, l’adenovirus è stato reso innocuo, ovvero incapace di replicarsi e non può diffondersi nell’organismo dei vaccinati. Dopo la somministrazione del vaccino, l’informazione genetica viene degradata ed eliminata.

Gli studi clinici: efficacia, sicurezza, risposta immunitaria

Un trial clinico di fase III controllato con placebo (studio Ensemble) tuttora in corso, condotto su 44.325 persone in diversi paesi (Stati Uniti, Sudafrica, Paesi del Sud America), di cui 21.895 hanno ricevuto il vaccino, mentre 21.888 hanno ricevuto il placebo ha valutato efficacia, sicurezza e capacità del vaccino di indurre una risposta immunitaria (immunogenicità).

Sul totale dei partecipanti, l’efficacia del vaccino è stata valutata su un campione di 39.321 individui (di cui 19.630 hanno ricevuto il vaccino e 19.691 il placebo). Il 44% dei partecipanti allo studio che hanno ricevuto il vaccino, era costituito da donne di età media 51 anni (di cui circa l’80% tra 18 e 64 anni, il 20% circa oltre i 65 anni). Complessivamente, il 39,9% presentava almeno una patologia preesistente associata a un aumento del rischio di sviluppare una forma grave di COVID-19: obesità (definita come Indice di massa corporea, IMC≥30), ipertensione, diabete di tipo 2, infezione da HIV, cardiopatie gravi, asma.

L’efficacia del vaccino Janssen

L’efficacia dimostrata dallo studio è del 66,9% nel prevenire lo sviluppo della malattia COVID-19 da moderata a grave/critica negli adulti sopra i 18 anni di età (inclusi i soggetti di età ≥60 anni) 14 giorni dopo la vaccinazione, e del 66,1% dopo 28 giorni dalla vaccinazione. L’efficacia nel prevenire le sole forme più gravi di malattia arriva al 76,7% dopo 14 giorni dalla vaccinazione e all’85,4% dopo 28 giorni. Età, presenza di comorbidità (altre malattie), sesso ed etnia non hanno mostrato differenze di efficacia del vaccino nei vari gruppi analizzati.

Non sono stati riportati ricoveri per malattia COVID-19 nel gruppo di vaccinati dopo 28 o più giorni dalla somministrazione del vaccino, mentre nel gruppo placebo si sono verificati 16 ricoveri correlati a COVID-19. Inoltre, non sono stati riportati decessi correlati a COVID-19 nel gruppo che ha ricevuto il vaccino, mentre ne sono stati riportati nel gruppo placebo.

Per continuare a monitorare sicurezza ed efficacia del vaccino Johnson & Johnson, è attivo il sistema di farmacovigilanza europeo, insieme a ulteriori studi condotti dall’azienda e dalle autorità europee.

Vaccino Janssen e rischio trombocitopenia (trombi) e disturbi della coagulazione

Sono stati osservati rarissimi casi di coaguli di sangue (trombi) in associazione a bassi livelli di piastrine, nelle tre settimane successive alla vaccinazione con vaccino di Johnson & Johnson principalmente in donne sotto i 60 anni di età, inclusi alcuni casi gravi (di cui alcuni con esito fatale) con coaguli di sangue anche in aree insolite (come per esempio cervello, intestino, fegato, milza), talvolta con la presenza di sanguinamento.

Come per il vaccino Vaxzevria/AstraZeneca, per il quale si sono osservati gli stessi eventi, il PRAC (Pharmacovigilance Risk Assessment Committee), il comitato dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha condotto un’indagine e ha concluso che i benefici del Vaccino COVID-19 Janssen superano i rischi.

È stato pertanto raccomandato:

– l’aggiornamento delle informazioni sul vaccino, alla luce di quanto finora noto;

– di non sottovalutare i seguenti sintomi nelle settimane successive all’iniezione e di rivolgersi immediatamente a un medico in presenza di: mal di testa intenso, o persistente o visione offuscata, o se compaiono lividi inattesi sulla pelle in un punto diverso dal sito di vaccinazione, o respiro affannoso, dolore al petto, gonfiore alle gambe o dolore addominale persistente.

– di continuare la segnalazione di sospette reazioni avverse all’Agenzia Italiana del Farmaco.

Il vaccino Janssen raccomandato a partire dai 60 anni

In una nota congiunta del Presidente del Consiglio Superiore di Sanità (Franco Locatelli), del Direttore generale di AIFA (Nicola Magrini) e del Direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute (Gianni Rezza) del 20 aprile 2021, si legge che:  “Il vaccino Janssen, il cui uso è approvato a partire dai 18 anni di età, dovrà essere preferenzialmente somministrato a persone di età superiore ai 60 anni, ovvero a coloro che, avendo un rischio elevato di malattia grave e letale, necessitano di essere protetti in via prioritaria”.

Nella nota si ribadisce, come sottolineato da EMA e da AIFA, che gli eventi di trombosi associati a trombocitopenia sono estremamente rari e che il vaccino si è dimostrato sicuramente efficace nel ridurre il rischio di malattia grave, ospedalizzazione e morte connesso a COVID-19.

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