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Artrite reumatoide


Cos’è l’artrite reumatoide?

L’artrite reumatoide (AR) è una malattia infiammatoria cronica sistemica che si presenta prevalentemente nel sesso femminile tra i 40 e i 50 anni di età, e colpisce le piccole e grandi articolazioni, e può coinvolgere altri organi e apparati come polmoni, sierose, occhi, pelle e i vasi sanguigni. Le articolazioni colpite da AR diventano dolenti, tumefatte e, nel tempo, si possono deformare, se l’artrite reumatoide non è trattata precocemente e in modo adeguato.

Le articolazioni vengono, in genere, colpite da infiammazione in modo simmetrico e poliarticolare, dalle mani ai piedi, inclusa ogni articolazione diartrodiale, cioè dotata di membrana sinoviale, coinvolgendo più di quattro articolazioni. L’interessamento sistemico della malattia può causare anche fibrosi polmonare, sierositi, vasculiti, nodulosi cutanea e degli organi interni, episcleriti e scleriti, amiloidosi.

Esistono due  rare varianti di artrite reumatoide, ovvero il morbo di Felty, caratterizzato da ingrandimento della milza (splenomegalia), abbassamento dei livelli dei granulociti neutrofili rilevati all’emocromo, e febbre; e la sindrome di Kaplan, ovvero una pneumoconiosi polmonare.

La prevalenza della AR è stimata intorno all’1% della popolazione generale adulta, può verificarsi in caso di familiarità, ma è più spesso una malattia sporadica.

Quali sono le cause dell’artrite reumatoide?

L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria multifattoriale, ovvero non è riconducibile a una sola causa scatenante. Si ritiene che alla base della risposta autoimmune ad alcune proteine umane, come il collagene articolare1, vi siano fattori ambientali in grado di ingannare il sistema immunitario (mimetismo molecolare) o modificare alcuni antigeni che, in condizioni normali, sono riconosciuti come propri (self) dal sistema immunitario. In presenza di alcuni fattori ambientali, si interrompe la tolleranza immunologica nei confronti di alcune proteine umane, provocando una disregolazione dei linfociti T e dei linfociti B2 e la conseguente produzione di molecole dell’infiammazione, quali le citochine infiammatorie (TNF alpha e IL173).
In un’alta percentuale di persone con diagnosi di artrite reumatoide, in particolare portatori di HLA DR4 o DR14, sono presenti anche il fattore reumatoide (FR) e gli anticorpi anti-proteine citrullinate (anti-CCP), questi ultimi altamente specifici di malattia.

Quali sono i sintomi dell’artrite reumatoide?

Uno dei sintomi articolari caratteristici della malattia è la rigidità articolare, specie al risveglio, che può durare anche per molte ore. In genere, l’AR non colpisce la colonna vertebrale, sebbene tardivamente ci possa essere un coinvolgimento del rachide cervicale a carico del dente dell’epistrofeo e del midollo spinale.

Come si fa la diagnosi di artrite reumatoide?

La diagnosi di artrite reumatoide si ottiene con la visita reumatologica e alcuni esami per la ricerca e la stadiazione dell’interessamento sistemico della malattia. Il medico specialista in reumatologia valuta la presenza di criteri classificativi, stabiliti e aggiornati da un gruppo internazionale di esperti, che richiedono un punteggio maggiore o uguale a 6 per fare diagnosi. I punteggi prevedono l’assegnazione di un punteggio (pt) variabile sulla base di diversi fattori.

Criteri di diagnosi e punteggio per la diagnosi di artrite reumatoide:

0 pt = coinvolgimento di una grossa articolazione

1 pt = coinvolgimento da 2 a 10 grandi articolazioni

2 pt = coinvolgimento da 1 a 3 piccole articolazioni

3 pt = coinvolgimento da 4 a 10 piccole articolazioni

5 pt = coinvolgimento di più di 10 articolazioni

0 pt = negatività del fattore reumatoide e degli anti-CCP

0 pt = indici di flogosi normali; durata dei sintomi inferiore a sei settimane

1 pt = indici di flogosi alterati

1 pt = durata dei sintomi maggiore di sei settimane  

2 pt = bassa positività del fattore reumatoide o degli anti-CCP

3 pt =  alta positività del fattore reumatoide o degli anti-CCP

Gli esami effettuati per la diagnosi di AR prevedono la ricerca sul sangue (prelievo venosi) del Fattore Reumatoide e degli anticorpi anti-CCP, e il dosaggio degli indici di infiammazione (VES, PCR) ed esami strumentali quali ecografia articolare, radiografia e RMN articolari per studiare e valutare lo stato delle articolazioni colpite, la presenza di versamento articolare, ipertrofia sinoviale, borsiti/tenosinoviti, erosioni ossee, densitometria (MOC) per lo studio della densità minerale ossea, oltre ad altri esami per valutare e diagnosticare l’interessamento extra-articolare quali spirometria, DLCO, TC torace ad alta risoluzione per lo studio dei polmoni ed ecocardiogramma per lo studio del cuore.

Quali sono i trattamenti per l’artrite reumatoide?

Il trattamento dell’artrite reumatoide si basa sulla somministrazione di farmaci immunosoppressori (methotrexate, leflunomide e, in alcuni casi, anche idrossiclorochina, ciclosporina, sulfasalazina), cortisonici nella fase di maggiore attività della malattia (esordio o flare), e FANS per il controllo del dolore.

In caso la malattia non risponda agli immunosoppressori o sia particolarmente aggressiva è possibile utilizzare farmaci biologici, anticorpi monoclonali o recettori che bloccano molecole dell’infiammazione (ad esempio, anti-TNFalpha, anti-IL6, anti-IL1) o cellule dell’infiammazione come i linfociti B (anti-CD20) e i linfociti T (CTLA4).