Cos’è il carcinoma della tiroide?
Il carcinoma della tiroide è una neoplasia abbastanza rara (2% di tutti i tumori) che colpisce la tiroide, una ghiandola endocrina posta alla base del collo, con una incidenza massima tra i 25 e i 60 anni di età e con una maggiore prevalenza nel sesso femminile.
In genere, i tumori della tiroide originano dalle cellule follicolari del tessuto tiroideo insieme alle cellule parafollicolari o C. Si distinguono diversi tipi di carcinoma della tiroide, tra cui il carcinoma papillare, il carcinoma follicolare, il carcinoma anaplastico, il carcinoma midollare.
- Il carcinoma papillare è la forma più frequente di carcinoma differenziato della tiroide (circa il 75%), cresce lentamente, può dare luogo a metastasi dei linfonodi del collo e, in alcuni pazienti, può interessare entrambi i lobi della tiroide;
- il carcinoma follicolare costituisce circa il 15% dei carcinomi differenziati della tiroide, colpisce persone di età superiore a 50 anni, può dare metastasi a distanza;
- il carcinoma anaplastico è un tipo di tumore raro (meno dell’1% dei tumori della tiroide) ma aggressivo e difficile nella sua gestione, perché dà metastasi precoci e a distanza;
- il carcinoma midollare origina dalle cellule parafollicolari (o cellule C), è caratterizzato da elevati livelli circolanti di calcitonina, ha spesso un andamento familiare, e può essere la manifestazione di sindromi genetiche quali la sindrome neoplastica multiple tipo 2 (MEN2).
Quali sono i fattori di rischio per il carcinoma della tiroide?
Uno dei fattori di rischio accertati per il carcinoma differenziato della tiroide è l’esposizione a radiazioni, come ad esempio quelle della radioterapia sul collo a cui sono sottoposte persone con alcuni tumori oppure da ricadute di materiale radioattivo, come accadde in occasione dell’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl.
Quali sono i sintomi di carcinoma della tiroide?
In genere, il carcinoma della tiroide non dà sintomi nelle fasi iniziali della malattia, ma è comune il riscontro alla palpazione o all’osservazione di un nodulo tiroideo. Tuttavia, solo il 3-5% di tutti i noduli della tiroide sono forme tumorali maligne.
Come si diagnostica il carcinoma della tiroide?
Durante la visita endocrinologica il medico valuta la presenza di noduli palpabili a livello della tiroide e, in alcuni casi, anche di masse linfonodali in sede laterocervicale. In genere, si effettuano ulteriori approfondimenti diagnostici, con esami del sangue per valutare la funzione della tiroide, grazie alla misurazione dei livelli di ormoni tiroidei circolanti (TSH, FT4 e FT3) e degli anticorpi anti Tireoglobulina e anti Tireoperossidasi.
L’ecografia tiroidea è il primo esame diagnostico nella valutazione dei noduli tiroidei perché consente di vedere sia le dimensioni sia le caratteristiche ecostrutturali dei noduli (microcalcificazioni, vascolarizzazione intra-nodulare e irregolarità dei margini del nodulo). In caso di sospetto diagnostico, il medico può effettuare l’agoaspirato, cioè un prelievo effettuato con un ago sottile di un campione di cellule allo scopo di eseguire l’esame citologico per distinguere, in un buon numero di casi, un nodulo benigno da un nodulo maligno. Nei casi in cui l’esame citologico dia un risultato considerato dubbio, la scintigrafia tiroidea è l’esame che permette di ottenere importanti informazioni sulla funzione della tiroide e dei noduli tiroidei. Una volta diagnosticato il carcinoma della tiroide, la TC, la Risonanza Magnetica Nucleare e la PET/CT sono esami necessari per la stadiazione del tumore e delle possibili metastasi.
In caso di carcinoma midollare della tiroide, l’esame specifico è la misurazione dei livelli di calcitonina nel sangue, che rappresenta il marker specifico per questo tumore. In caso di risultati dubbi, l’esame può essere effettuato in ospedale, in regime di Day Hospital, sottoponendo il paziente a un test di stimolo con calcio o con pentagastrina. Nei casi di carcinoma midollare della tiroide, essere una neoplasia ad andamento familiare e genetico (MEN2), è indicata l’esecuzione dei test genetici specifici.
Quali sono i trattamenti del carcinoma della tiroide?
Il carcinoma della tiroide può essere curato con vari tipi di trattamenti, chirurgici e non chirurgici, sebbene la prima opzione di trattamento sia la chirurgia. La chirurgia effettuata per il carcinoma della tiroide è di tipo mininvasiva video assistita, in casi selezionati. In caso di intervento, lo specialista di riferimento è l’otorinolaringoiatra che, in collaborazione con l’endocrinologo, valutano l’opportunità di eseguire una loboistectomia (emitiroidectomia) o una tiroidectomia totale a seconda delle caratteristiche del tumore e del paziente. In genere, lo svuotamento selettivo dei linfonodi del compartimento centrale del collo, viene eseguito solo si riscontrano linfonodi sospetti per metastasi o di dimensioni aumentate durante l’intervento; invece, lo svuotamente dei linfonodi laterocervicali si effettua solo se diagnosticati come metastatici prima dell’intervento.
In caso di chirurgia della tiroide, l’utilizzo di suture intradermiche con materiale riassorbibile permette di ottenere anche un risultato estetico. Dopo l’intervento, sono raccomandati massaggi della ferita con creme dedicate per ridurre l’incidenza di cicatrici ipertrofiche. La terapia radiante e la chemioterapia sono indicate nei tumori altamente aggressivi e inoperabili, oppure nei tumori caratterizzati da de-differenziazione.
Dopo l’intervento chirurgico, sulla base del tipo di carcinoma varia anche il follow up. Infatti, nel carcinoma differenziato della tiroide vengono eseguiti periodici controlli con ecografia del collo ed esami dei livelli circolanti di TSH, FT4, FT3, anticorpi anti-tireoglobulina e tireoglobulina, mentre nel carcinoma midollare della tiroide, vengono periodicamente rivalutati il dosaggio di TSH, FT4, FT3 e calcitonina per adeguare la terapia.