Cos’è l’emofilia e quali sono le cause?
L’emofilia è una malattia rara, congenita ed ereditaria, che interessa quasi esclusivamente le persone di sesso maschile, dovuta alla carenza grave, moderata o lieve, di alcune proteine della coagulazione del sangue chiamate Fattore VIII, nell’emofilia A, o Fattore IX nell’emofilia B. Le femmine, in genere, sono portatrici sane del difetto genetico associato al deficit dei fattori della coagulazione; sono portatrici obbligatorie del difetto genetico dell’emofilia, le figlie di un maschio emofilico, le mamme di due o più figli emofilici, o le donne con un figlio emofilico e un altro parente maschio emofilico nel ramo materno (fratello, zio, cugino).
Le persone con emofilia A (1 caso ogni 5000-10.000 nati maschi) e con emofilia B (1 caso ogni 30.000-50.000 nati maschi) hanno una maggior tendenza ad avere episodi di emorragie spontanee e post traumatiche.
La manifestazione e diagnosi di emofilia grave, in genere, avviene entro i primi due anni di vita, mentre l’emofilia lieve può non manifestarsi fino all’età adulta, specie in assenza di gravi traumi o di necessità di interventi chirurgici e/o manovre invasive. Anche la diagnosi di emofilia moderata avviene in età pediatrica, spesso in età scolare.
Quali sono i sintomi dell’emofilia?
I sintomi dell’emofilia sono la tendenza alle emorragie a seguito di lievi traumi o in assenza di traumi (emorragie spontanee), facilità a sviluppare lividi sproporzionati rispetto al trauma o in assenza di traumi apparenti, sanguinamento prolungato da piccole ferite, emartro, cioè emorragia all’interno delle articolazioni, in particolare caviglie, ginocchia e gomiti, ma anche anca o spalla – è il caso dei bambini che, iniziando a gattonare, manifestano emorragie a livello delle ginocchia e caviglie. Se non adeguatamente trattato, l’emartro tende a riproporsi nelle articolazioni bersaglio o target joint, causando prima una forte infiammazione della membrana sinoviale (sinovite) che si presenta con dolore, gonfiore, calore e limitazione al movimento e, nel tempo, danno alla cartilagine e alle ossa con distruzione progressiva dell’articolazione, deformità articolari e limitazioni gravi al movimento fino alla disabilità (artropatia emofilica).
Come si previene l’emofilia?
Nei casi di familiarità per emofilia della donna portatrice, e in caso sia nota la mutazione genetica che causa l’emofilia, la malattia si previene con la diagnosi prenatale o la diagnosi pre-impianto, in caso di procreazione medicalmente assistita.
Come si diagnostica l’emofilia?
La diagnosi di emofilia può avvenire a causa di test di screening della coagulazione effettuati per controlli della coagulazione del sangue prima di interventi e procedure invasive, emorragie non altrimenti spiegate, storia familiare di emofilia.
L’emofilia A o B si diagnostica con il dosaggio del Fattore VIII o IX, ovvero dei fattori specifici della coagulazione.
Quali sono i trattamenti dell’emofilia?
I trattamenti per l’emofilia hanno l’obiettivo di prevenire le emorragie (profilassi) con farmaci somministrati esclusivamente per via endovenosa, come i concentrati dei fattori della coagulazione carenti (terapia sostitutiva), ovvero il Fattore VIII nell’emofilia A e il Fattore IX nell’emofilia B. Si tratta di farmaci, oggi prodotti in laboratorio, grazie alla tecnologia del DNA ricombinante, che li rendono farmacologicamente attivi più a lungo.
La profilassi rappresenta il trattamento standard nei soggetti con emofilia grave e moderata, ma gli stessi farmaci possono essere utilizzati anche come trattamento episodico o a domanda per curare episodi emorragici intercorrenti. La terapia di profilassi viene iniziata entro i 2 anni di vita del paziente, e prevede infusioni endovenose ogni 7-14 giorni (nell’emofilia B) e ogni 2-7 giorni (nell’emofilia A), con frequenza variabile sulla base della velocità di eliminazione del farmaco dal sangue (clearance). La terapia di profilassi dovrebbe durare tutta la vita e, pertanto, di solito si tratta di una terapia domiciliare effettuata dal paziente e/o dai suoi caregivers (genitori nel caso di bambini piccoli; mogli; sorelle/fratelli).
Solo per i pazienti con emofilia A, è stato prodotto un farmaco monoclonale che attiva la coagulazione e prevede la somministrazione sottocute ogni 7, 14 o 28 giorni. Questo farmaco, però, non è efficace come trattamento episodico delle emorragie, per il quale è necessario ricorrere ai concentrati di Fattore VIII.
La terapia genica offre prospettive di guarigione per una malattia che, ad oggi, è curabile ma non guaribile. La terapia genica, attualmente ancora in fase di sperimentazione avanzata per entrambe le forme di emofilia, si propone di introdurre nell’organismo il gene sano del Fattore VIII o del Fattore IX in modo da ripristinare la normale produzione del fattore carente da parte delle cellule del fegato.