Cos’è il tumore dell’endometrio?
Il tumore dell’endometrio, o carcinoma endometriale, è tra i tumori femminili più frequenti, in aumento di incidenza e mortalità rispetto ad altri tumori ginecologici, con un picco tra i 50 e i 70 anni. Ogni anno in Italia sono circa 10mila i nuovi casi di diagnosi di carcinoma dell’endometrio che colpisce la parte più interna dell’utero.
Recentemente, la classificazione clinica di tumore dell’endometrio è stata integrata da quella molecolare. Le caratteristiche cliniche e molecolari insieme definiscono le classi di rischio (basso, intermedio, intermedio alto, alto) e il trattamento adiuvante post-chirurgia per ciascun profilo molecolare del tumore, oltre ai controlli ginecologici periodici.
Su queste basi sono state identificate 4 classi di carcinoma endometriale:
- tumori POLE mutati: circa l’8% dei tumori dell’utero; prognosi buona
- tumori con instabilità dei microsatelliti (MSI o MMRd): 28% dei tumori uterini, prognosi intermedia
- tumori con caratteristiche molecolari aspecifiche (NSMP): 39% dei tumori dell’utero, prognosi intermedia
- tumori con mutazione di p53 e elevato copy number: 26% dei tumori uterini, prognosi infausta.
Le donne con un profilo di rischio alto hanno fino al 40% di probabilità di sviluppare una recidiva di malattia, ovvero che il tumore ritorni. Tuttavia le nuove informazioni che arrivano dalla biologia molecolare e dalla ricerca clinica stanno cambiando la storia clinica di questa patologia.
Quali sono i fattori di rischio per il tumore dell’endometrio?
I principali fattori di rischio per il tumore endometriale sono rappresentati da uno stile di vita scorretto che predilige una dieta ricca di grassi saturi, sedentarietà, obesità e sovrappeso; dall’attività ormonale (menarca precoce e menopausa tardiva, assenza di gravidanze, policistosi ovarica); dall’assunzione di alcuni farmaci per attenuare i sintomi della menopausa; più raramente, dalla terapia con Tamoxifene per il cancro della mammella; da fattori ereditari e familiari (sindrome di Lynch).
Quali sono i sintomi del tumore dell’endometrio?
Il sintomo iniziale del tumore endometriale è il sanguinamento uterino anomalo. Perdite di sangue, specie in post-menopausa, sono il sintomo che deve portare la donna a rivolgersi al ginecologo. Nell’80% dei casi, infatti, la diagnosi avviene precocemente, ovvero quando il tumore è ancora confinato all’utero.
Quali esami servono per la diagnosi di tumore dell’endometrio?
Per la diagnosi di carcinoma endometriale sono necessari la visita ginecologica con ecografia transvaginale per valutare la presenza di ispessimento dell’endometrio, a cui segue la conferma istologica con isteroscopia con biopsia. Alla diagnosi strumentale, oggi si aggiunge l’analisi molecolare del tumore che permette di definire le classi di rischio (basso, intermedio, intermedio-alto e alto) e personalizzare le terapie post-intervento (adiuvanti) con farmaci innovativi, come i farmaci a bersaglio molecolare.
Quali sono le terapie per il tumore dell’endometrio?
Il trattamento standard del tumore dell’endometrio è la chirurgia laparoscopica di resezione di utero, ovaie e del linfonodo sentinella, cioè il primo linfonodo che drena le cellule dell’utero, anche nel tumore di stadio avanzato. In casi selezionati di donne in età fertile con diagnosi di tumore dell’endometrio in fase molto precoce, se la paziente desidera mantenere la propria fertilità, è possibile effettuare un approccio conservativo per consentire future gravidanze.
I trattamenti adiuvanti post chirurgia sono definiti sulla base delle caratteristiche cliniche e molecolari della malattia, e possono prevedere cicli di terapia adiuvante, con chemioterapia, radioterapia pelvica e/o brachiterapia endovaginale, o terapia ormonale (nei tumori meno aggressivi), anche in combinazione tra loro.
Inoltre, in base al profilo molecolare del tumore è possibile personalizzare la terapia con immunoterapia, PARP inibitori e anticorpi farmaco coniugati, che sono la nuova e promettente frontiera della ricerca clinica. Si tratta di terapie che hanno dimostrato una maggiore efficacia nella riduzione del rischio di progressione di malattia rispetto alla sola chemioterapia e nell’aumentare la sopravvivenza della donna con tumore dell’endometrio.