Cos’è la vulvodinia?
La vulvodinia è un dolore genitale femminile, più spesso descritta come bruciore urente in assenza di rilevanti patologie infettive, infiammatorie, neoplastiche o neurologiche. Definita dalla International Society for the Study of Vulvo-Vaginal Disease come discomfort vulvare, la vulvodinia è una patologia caratterizzata da una sorta di iperattivazione delle terminazioni nervose e delle fibre che conducono lo stimolo del dolore.
Del dolore da vulvodinia soffre tra il 10 e il 15% delle donne, un dolore che può essere estremamente disturbante ed invalidante per le donne, per la loro vita quotidiana e soprattutto per quella sessuale. Spesso le donne fanno fatica a parlarne e a rivolgersi al medico, e soprattutto ad identificare il medico che abbia le giuste competenze per fare la corretta diagnosi e trattarle.
Quali sono le cause della vulvodinia?
Le cause scatenanti, spesso non identificate, possono essere molteplici. Prima di tutto problemi malformativi dell’imene o introitali, infezioni batteriche (più spesso micotiche come la candidosi), lesioni del nervo pudendo da parto o traumi, esiti chirurgici anche solo da episioraffia post-partum, traumi da rapporti sessuali in età giovanile o adulta, atrofia genitale come quella della menopausa o del post-partum o delle donne che assumono contraccettivi ormonali a basso dosaggio.
Quali sono i sintomi della vulvodinia?
La vulvodinia si presenta in genere con sintomi a livello vulvare quali bruciore, irritazione, sensazione di abrasione e tagli sulla mucosa, tensione, dolore talvolta riferito come costante, altre volte solo conseguente ai rapporti sessuali. Il dolore può essere diffuso a tutta l’area o interessare una regione precisa, più spesso il vestibolo, cioè l’ingresso vaginale, quella parte che corrisponde all’ingresso, così importante per la vita sessuale.
In alcuni momenti, la donna può riferire anche gonfiore di questa zona, impossibilità a rimanere seduta, indossare biancheria intima, camminare; spesso coesistono cistiti ricorrenti, candidosi e, in molti casi, anche disturbi intestinali, sindrome del colon irritabile e dolore pelvico. Si tratta di sintomi troppo spesso confusi per altre patologie, o trattati come un’infezione, a cui seguono terapie antibiotiche, antimicotiche o cortisoniche senza benefici per la donna.
Cosa provoca il dolore da vulvodinia?
Le donne affette da vulvodinia hanno quella che viene chiamata una disestesia, cioè una sensazione anomala e spiacevole di dolore sia per uno stimolo che invece normalmente non è doloroso sia per un aumento di risposta ad uno stimolo che già normalmente lo è.
La disestesia è data dall’iperattivazione per un aumento del numero e dell’attività delle terminazioni nervose di questa zona che portano a un alterato processo sensoriale delle vie del dolore con iperattività di alcune cellule periferiche (i mastociti, ad esempio) che rilasciano sostanze infiammatorie nel tessuto circostante. Molto importante è la mialgia del pavimento pelvico, cioè il coinvolgimento della muscolatura circostante che diventa ipersensibile e dolente, spontaneamente e alla stimolazione, e determina una contrattura involontaria che non permettendo la distensione del muscolo; questo instaura un processo fisico e psicologico che si autoalimenta. A questo punto è la stessa paura del dolore che porta ad una ulteriore contrazione della muscolatura che rende ancora più doloroso il rapporto sessuale e non permette di uscire da questo circolo vizioso.
Come si effettua la diagnosi di vulvodinia?
La diagnosi di vulvodinia è il primo passo per iniziare la cura appropriata. Spesso infatti la vulvodinia non viene correttamente diagnosticata, e quindi curata, sia per una certa diffidenza da parte delle donne a parlare di questo problema, sia per una non corretta valutazione da parte del ginecologo. Molto importante è quindi il rapporto tra medico e paziente visto che il problema interessa una sfera così intima.
La visita ginecologica per la diagnosi di vulvodinia non è una normale visita ginecologica: l’esame clinico deve comprendere valutazioni specifiche come il Qtip test che permette di valutare la sensazione dolorosa al solo toccamento con un cotton fiocc al vestibolo. Se il tocco viene percepito come doloroso, lo specialista può sospettare la presenza di vulvodinia. Particolare attenzione va poi posta alla contrattura della muscolatura introitale e alla sua attivazione attraverso la stimolazione di alcuni punti chiamati trigger points.
La visita per la vulvodinia è dolorosa?
La visita ginecologica a volte è di difficile esecuzione e può provocare dolore. Per questo è fondamentale che la donna si rivolga a un medico esperto di vulvodinia.
Come si cura la vulvodinia?
La cura della vulvudinia prevede una terapia multidisciplinare che può includere:
- farmaci anti neuropatici usati in modo sistemico o locale, talvolta anche sostanze di origine naturale come la Palmitoiletanolamide, considerata una sorta di antinfiammatorio, e capace di agire sulla degranulazione dei mastociti e sui livelli di altre sostanze importanti nella trasmissione dello stimolo del dolore
- riabilitazione pelvica per insegnare alla donna a controllare la muscolatura introitale.
L’approccio multidisciplinare è fondamentale nella cura della vulvodinia; il ginecologo è il medico che pone il sospetto di diagnosi e accompagna la paziente verso questo tipo di approccio al suo problema.