L’aborto spontaneo nel primo trimestre di gravidanza avviene in circa il 15% delle gravidanze e come spiega il dottor Stefano Acerboni, medico dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia in Humanitas San Pio X, una gravidanza su sei è destinata a interrompersi. Questo dato riguarda tutte le età della donna.
In particolare, il rischio di aborto spontaneo dopo i 35 anni aumenta e dopo i 40 anni avviene in una gravidanza su tre.
Una buona parte degli aborti interni rimane inspiegata, ma alcuni studi genetici sui prodotti dei concepimenti abortiti hanno mostrato che il 49% di essi era patologico, in particolare per le malattie cromosomiche.
I sintomi dell’aborto spontaneo
Crampi e perdite di sangue sono i sintomi caratteristici e noti di questa condizione.
In loro presenza è necessario verificare l’andamento delle HCG ed effettuare un controllo ecografico.
Come intervenire?
“La risoluzione spontanea è molto frequente e la condotta di attesa è ammessa, ma in caso contrario occorre procedere alla revisione strumentale della cavità uterina, quello che una volta veniva chiamato raschiamento”, spiega il dottor Acerboni.
La prognosi riproduttiva
“La prognosi riproduttiva di una donna che ha avuto un aborto spontaneo – consiglia il medico – non deve preoccupare eccessivamente. Se invece una donna ha 2 o 3 aborti di seguito senza aver prima avuto figli, la prognosi riproduttiva è più preoccupante e bisogna fare accertamenti specifici”.
Tutti gli approfondimenti del medico all’interno del video.
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