Un quarto della popolazione soffre di allergie di primavera e i numeri sono in aumento, specie nei Paesi occidentali e industrializzati, anche in adulti che prima non avevano mai avuto allergie.
Quali sono le più comuni allergie di primavera e quali sintomi? Ne parliamo con il professor Enrico Heffler, allergologo di Humanitas San Pio X, docente e Direttore della Scuola di Specializzazione in Allergologia e Immunologia Clinica di Humanitas University.
«Un’allergia è una reazione anomala del sistema immunitario che produce anticorpi per difendersi da sostanze che, in genere, sono innocue, come i pollini delle piante – spiega l’esperto -. Una persona allergica sviluppa un’allergia ad almeno una delle proteine che compongono il polline, e che possono essere presenti in altri pollini e in alcuni alimenti. Ad esempio, una persona allergica al polline di betulla può sviluppare sindrome orale allergica, più nota come allergia crociata, con sintomi quali prurito e bruciore in bocca quando mangia una mela cruda, ma non se la mela è cotta perché le proteine che scatenano l’allergia sono termolabili».
Quali sono le allergie primaverili?
«Nel nostro Paese, per la presenza di zone geografiche differenti tra loro, esistono pollini differenti in diverse stagioni – spiega il professor Heffler -. Nelle zone montane e del nord Italia, l’allergia ai pollini di betulla si presenta puntuale all’inizio della primavera tra febbraio, marzo e aprile, nel resto del Paese l’allergene primaverile più frequente è quello delle graminacee (il polline dell’erba), mentre nelle zone mediterranee l’allergia di primavera è prevalentemente al polline di ulivo o della parietaria (altra erba). I sintomi dell’allergia non cambiano sulla base del tipo di allergene che li ha scatenati: in genere, l’allergia ai pollini si manifesta con sintomi rinitici (starnuti, naso chiuso, che cola), congiuntivite (occhi rossi che lacrimano e bruciano) e nel 30% dei casi anche asma, con respiro sibilante, difficoltà a respirare, tosse secca e forte sensazione di oppressione al petto».
Come combattere le allergie di primavera?
«Per sapere se “il raffreddore” che si presenta in primavera è un semplice raffreddore e non un’allergia, può essere utile sottoporsi prima alla visita allergologica e poi, sulla base delle valutazioni dello specialista, a test specifici che possono essere personalizzati sul singolo paziente – suggerisce il professor Heffler -. Il Prick Test, in genere, è il primo test che viene proposto, ma non sempre è indicato: infatti se si è in piena stagione pollinica e il paziente sta assumendo antistaminici, oppure in caso di esagerata reattività cutanea tale da rende difficile l’interpretazione dei risultati, l’esame consigliato è la ricerca nel sangue delle immunoglobuline E (IgE), ovvero anticorpi specifici per gli allergeni.
Identificati gli allergeni, la terapia si basa su antistaminici di nuova generazione che non provocano sonnolenza, spray nasali a base di cortisone topico per ridurre l’infiammazione scatenata dall’allergia (senza gli effetti collaterali del cortisone preso per bocca), oppure l’immunoterapia specifica, una specie di “vaccino” che induce il sistema immunitario a tollerare i pollini e permette al paziente di perdere gradualmente la sensibilizzazione verso i pollini, così da non avere più bisogno di prendere farmaci. L’immunoterapia prevede la somministrazione controllata per circa sei mesi, da ripetere per almeno tre anni, di estratti del polline (l’allergene) che causa la reazione allergica».
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