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Alopecia areata: c’è una cura alla perdita di capelli a chiazze?

L’alopecia areata è la seconda forma di alopecia non cicatriziale, quindi potenzialmente reversibile, per incidenza con andamento e prognosi imprevedibili. Si tratta di un disturbo ad eziologia autoimmune più comune di quanto si pensi. Si stima infatti che circa il 2% delle persone abbia avuto almeno un episodio di alopecia areata nella vita. Spesso, inoltre, si riscontra almeno in un altro membro della famiglia che ne risulta affetto dimostrando come la componente genetica giochi un ruolo importante.

Approfondiamo l’argomento con il dottor Salvatore Rini, dermatologo di Humanitas San Pio X.

Come si manifesta l’alopecia areata? 

In base alle manifestazioni cliniche, vengono descritti diversi pattern. La forma più comune e la meno grave, è rappresentata dalla caduta di capelli in singole chiazze di forma ovalare, mentre nei casi più gravi assistiamo a una perdita totale dei capelli (alopecia totalis). Se la perdita non si limita solo al capillizio, ma si estende ai follicoli di altri distretti corporei (ciglia, sopracciglia, peli corporei, barba) ci troveremo di fronte a un quadro clinico definito alopecia areata universalis. Di solito l’alopecia è asintomatica, ma occasionalmente i pazienti riferiscono prurito e/o bruciore che possono precedere o essere associati alla perdita di capelli. Inoltre, anche le unghie possono essere coinvolte, spesso con piccole depressioni cupoliformi lungo la lamina che prendono il nome di pitting, e con minore frequenza si riscontrano altre alterazioni ungueali, quali trachionichia, onicolisi, onicomadesi.

A quale medico rivolgersi se compaiono chiazze sul cuoio capelluto?

Ogni giorno, con il normale turn-over dei capelli, se ne perdono circa 100, ma quando notiamo un diradamento o la comparsa di piccole chiazze alopeciche al cuoio capelluto, è bene rivolgersi al medico specialista in dermatologia perfezionato in tricologia per una corretta diagnosi e gestione della terapia. La presenza di chiazze alopeciche può avere diverse cause, come ad esempio la tricotillomania, un disturbo caratterizzato dal bisogno incontrollabile di giocare e strappare i propri peli, inclusi i capelli; la tinea capitis, un’infezione micotica dell’unità pilosebacea oppure indotta da farmaci come da chemioterapia e altre ancora.

La visita dermato-tricologica si avvale della dermatoscopia del cuoio capelluto, nota come tricoscopia, che rappresenta una tecnica rapida, indolore e non invasiva. La tricoscopia infatti è oggi lo strumento più importante per la diagnosi di alopecia areata, per la valutazione dell’attività e della gravità della malattia, e per il monitoraggio nel tempo dell’efficacia della terapia. 

C’è una cura per l’alopecia areata? 

L’approccio terapeutico dei pazienti varia in base all’età, all’estensione del problema e all’attività della malattia. Fondamentale è iniziare la terapia nelle forme iniziali, al fine di una migliore prognosi e una maggiore efficacia della terapia. 

La scelta terapeutica si avvale di diversi farmaci di prima linea a uso sistemico o locale, quali corticosteroidi, immunoterapia topica e altri farmaci che hanno l’obiettivo di spegnere l’infiammazione. Inoltre, è fondamentale il supporto psicologico, data la forte componente emotiva che può accompagnare questa condizione. A tal proposito, possono essere valutate strategie di camouflage (parrucche, foulard, eccetera) per ridurre l’impatto della malattia dermatologica sulla qualità della vita.

Il decorso dell’alopecia areata è imprevedibile, in alcuni casi selezionati è possibile avere una remissione spontanea, ma rimane comunque importante intraprendere una terapia il prima possibile.

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