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Anche le donne russano: perché e cosa fare per smettere?

Lo stereotipo del russatore vuole che sia maschio, sovrappeso oppure obeso. Se da una parte questo corrisponde al vero, molte persone non sanno che dopo la menopausa, anche le donne hanno la stessa probabilità degli uomini di russare e soffrire di apnee ostruttive del sonno.

Perchè le donne russano e cosa fare per smettere? Ne parliamo con il dottor Fabrizio Salamanca, responsabile del Centro per la Diagnosi e Cura della Roncopatia di Humanitas San Pio X.

«Sia nei maschi che nelle femmine le cause del russamento (roncopatia semplice) sono molteplici e possono anche portare alla Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno, nota più comunemente con l’acronimo OSAS, che è una vera e propria malattia  – spiega l’esperto -. Si tratta di una condizione molto comune causata dall’interruzione del respiro durante il sonno notturno, che può capitare anche in età pediatrica. Alterazioni anatomiche delle prime vie aeree, specie nasali, obesità, sovrappeso, alterazioni ormonali in menopausa, età, rilassamento delle strutture retro palatali e della laringe sono tra i possibili motivi per cui anche le donne russano e possono avere apnee.

Chi russa, quindi,  non è solo un disturbatore per chi gli dorme accanto, ma se ha anche le apnee e non le cura, può avere importanti ripercussioni sulla propria salute. La roncopatia con apnee infatti può diventare nel tempo un importante fattore di rischio per patologie metaboliche, cardiovascolari, diabete».

OSAS: molti ne soffrono ma non lo sanno

«Si stima che le apnee ostruttive del sonno siano una patologia molto frequente e poco diagnosticata perché nella maggioranza dei casi le persone che ne soffrono non si rivolgono al medico – prosegue il dottor Salamanca -. È ancora molto comune ritenere, infatti, che russare durante il sonno sia più un disturbo per chi dorme accanto, o nella stessa casa, che una patologia vera e propria che può arrivare a dare “soffocamenti” prolungati. Spesso però sono le persone conviventi con chi russa a chiedere di rivolgersi a uno specialista per risolvere il problema e recuperare il proprio sonno. Tuttavia, il campanello d’allarme di chi russa dovrebbe essere quello di svegliarsi già stanchi al mattino dopo quello che si ritiene essere un sufficientemente lungo sonno notturno». 

Cosa accade quando si russa?

«Un sonno continuamente interrotto da apnee e russamento, è un sonno troppo superficiale e mai profondo per essere ristoratore – dice l’esperto -. A causa della scarsa ossigenazione dell’organismo, in particolare del cervello, causata dalle ripetute apnee e dai continui e inconsci microrisvegli che possono essere fino a centinaia in una sola notte, durante il giorno la persona può avvertire stanchezza, sonnolenza diurna nel lavoro e alla guida, difficoltà di concentrazione, mal di testa.

Inoltre, gli eccessi di sonnolenza diurna spesso improvvisi e rapidissimi, a volte anche di soli 2-4 secondi (micro-sleep) possono causare gravi incidenti con danni a se stessi agli altri sulla strada e sul lavoro. Sulla scena di molti incidenti stradali infatti non vengono ritrovate tracce di frenata e questo è il classico “colpo di sonno” dovuto a un sonno disturbato. Troppo spesso però si tende ad associare questi sintomi con lo stress del lavoro, con un periodo particolarmente difficile o impegnativo, e non alla roncopatia». 

Cosa fare per smettere di russare? 

«Per smettere di russare è importante capire cosa causa il russamento e agire con terapie specifiche e mirate al proprio problema. Per farlo, è necessario rivolgersi a un medico per una visita specialistica in roncopatia,  effettuare una diagnosi accurata ed esami specifici come la Polisonnografia o la Sleep Endoscopy. Sulla base della valutazione clinica e diagnostica, lo specialista proporrà al paziente percorsi terapeutici o di approfondimento diagnostico, se necessari. In genere, perdere peso, eliminare alcolici e cambiare le abitudini del sonno, possono portare benefici, ma può non bastare a migliorare la qualità del sonno. In alcuni casi possono essere indicati dispositivi orali come il bite o terapie ventilatorie come la CPAP; in casi selezionati – conclude il dottor Salamanca -, anche la chirurgia può portare enormi benefici, specie grazie alle nuove tecniche sempre più mirate e mininvasive».

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