L’organizzazione Mondiale della Sanità stima che più del 40% delle donne in gravidanza presenti anemia. La gravidanza, insieme ad altri fattori come celiachia, infezioni e problemi intestinali che impediscono l’assorbimento del ferro, possono portare a quella che viene chiamata “anemia da carenza di ferro”. Tuttavia, in gravidanza è frequente che l’anemia sia da diluizione: cosa significa? Ne parliamo con il dottor Alessandro Bulfoni, responsabile di Ostetricia e Ginecologia e con Francesco Cama, anestesista dell’Ambulatorio Anemia e Gravidanza di Humanitas San Pio X.
Cosa significa anemia in gravidanza?
«L’anemia fisiologica della gravidanza (da diluizione) e la carenza di ferro sono le due cause più comuni di anemia nelle donne in gravidanza. Per anemia si intende la carenza di emoglobina, una componente del sangue che aiuta i globuli rossi a trasportare l’ossigeno in ogni tessuto, cellula e organo del nostro corpo – spiegano gli esperti -. Se il livello di emoglobina nel sangue scende, una delle ragioni più comuni potrebbe essere la carenza di ferro, e da qui prende il nome “anemia da carenza di ferro”. In gravidanza si parla di anemia fisiologica o da diluizione perché, in assenza di una patologia ostetrica, è fisiologico e quindi normale che la massa dei globuli rossi materni aumenti, ma il volume plasmatico (nel sangue) aumenta in misura maggiore, causando una diminuzione dell’emoglobina e dell’ematocrito (il numero dei globuli rossi circolanti nel sangue). Questo non determina anemia, secondo il criterio della massa di globuli rossi, ma l’emoglobina, l’ematocrito e la conta dei globuli rossi spesso diminuiscono a livelli di anemia. Mentre un certo grado di anemia da diluizione fa parte della normale fisiologia della gravidanza, l’anemia da carenza di ferro può avere gravi conseguenze negative sulla salute della madre e del bambino».
Quali sono i sintomi dell’anemia da carenza di ferro?
«I sintomi dell’anemia da carenza di ferro in gravidanza non sono diversi da quelli che potrebbero comparire in donne non gravide – proseguono -, con irritabilità, “malumore” o “sindrome delle gambe senza riposo” in cui le gambe hanno la sensazione di doversi muovere continuamente, soprattutto di notte. Sintomi più noti e specifici sono il mal di testa, una grande stanchezza, dolore al petto o problemi di respirazione. Si tratta di sintomi che necessitano una valutazione medica e di un prelievo di sangue (emoglobina ed ematocrito) che possono aiutare a intervenire in modo specifico e tempestivo per riportare i livelli di ferro ed emoglobina ai valori necessari per la madre e il feto».
Contro l’anemia da ferro, il cibo può non bastare
«Una volta comparsa l’anemia, mangiare cibi più ricchi di ferro per risollevarne i livelli può non essere sufficiente. Se prima della gravidanza può essere utile assumere vitamine del gruppo B e acido folico, una volta che l’anemia è diagnosticata con gli esami di screening previsti in gravidanza, il trattamento principale dell’anemia da carenza di ferro prevede la somministrazione di ferro che nel primo trimestre è per via orale con compresse assunte a giorni alterni per migliorare l’assorbimento e la tollerabilità. Nel secondo e terzo trimestre – concludono gli esperti Bulfoni e Cama -, il ferro per via endovenosa può essere preferito in alcuni casi con intolleranza al ferro orale, mancanza di assorbimento, grave anemia da carenza di ferro, oppure sintomi significativi».
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