Come evidenziato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non c’è salute senza salute mentale. È per questo che ogni anno, il 10 ottobre si tiene la giornata mondiale della salute mentale, per sottolineare ancora di più l’importanza della sensibilizzazione verso questi temi e per imparare a riconoscere il problema e chiedere aiuto prima che venga compromesso il benessere generale della persona.
«Un fenomeno psicopatologico può mettere a rischio molti aspetti della vita e rendere difficoltoso il suo normale svolgimento – spiega il professor Giampaolo Perna, direttore del Centro di medicina personalizzata per i disturbi d’ansia e di panico presso Humanitas San Pio X -. È il caso, ad esempio, dell’attacco di panico, una possibile manifestazione di un vero e proprio disturbo d’ansia, spesso chiamato disturbo di panico. Quest’ultimo è definibile dalla presenza di ricorrenti attacchi di panico con lo sviluppo di ansia anticipatoria (paura di avere un attacco) e condizionamento del proprio comportamento fino ad arrivare a una vera e propria agorafobia (grande disagio o evitamento di tutte quelle situazioni o luoghi in cui potrebbe comparire un attacco di panico).
L’attacco di panico si manifesta con momenti acuti di forte malessere fisico con una sensazione di paura o disagio. La sensazione è di essere in pericolo, quando in realtà non ce n’è nessuno di reale. L’attacco di panico vero e proprio sorge in maniera improvvisa, generalmente senza una motivazione particolare e dura 15-20 minuti, anche se la percezione è che sia molto più lungo». E’ importante sottolineare che accanto agli attacchi di panico veri e propri, che possono essere anche rari, è presente una sensazione di disagio fisico, di non essere in forma fisicamente, sensazione che mantiene la sensazione di vulnerabilità agli attacchi di panico condizionando il comportamento anche in assenza di attacchi di panico veri e propri.
Attacco di panico: sintomi fisici e mentali
Concretamente, i sintomi dell’attacco di panico sono:
- difficoltà respiratorie (sensazione di soffocamento, come se mancasse l’aria)
- palpitazioni e tachicardia
- dolore al petto e all’addome
- sudorazione o brividi
- tremore
- formicolio e intorpidimento
- nausea
- sensazione di sbandamento, instabilità
- senso di svenimento
Possono essere avvertiti anche sintomi più “mentali” come:
- senso di irrealtà (derealizzazione)
- depersonalizzazione (senso di essere staccati da sé stessi)
- paura di morire, di perdere il controllo o di impazzire
Panico: cosa fare quando si presenta
«Per gestire l’attacco di panico non è importante solo sapere cosa (non) fare nel momento in cui si presenta, ma anche imparare a riconoscerlo e monitorarlo – continua l’esperto -. Così, lo specialista, che rimane l’unica persona in grado di aiutare il paziente, riuscirà a delineare una terapia il più specifica e personalizzata possibile per affrontare al meglio il problema.
Ecco alcune strategie per auto-controllarsi se si soffre di attacchi di panico:
- Riconoscere i sintomi: aiuta a evitare di confondere l’attacco di panico con altre problematiche (un attacco cardiaco, la sensazione di “perdere la testa”, ad esempio) e spaventarsi inutilmente.
- Imparare esercizi di respirazione: per ridurre la risposta fisica all’attacco di panico, normalizzare il battito cardiaco e ridurre la sensazione di ansia.
- Distogliere la concentrazione: quando si verifica l’episodio, smettere di focalizzarsi sul momento di panico aiuta a sentirsi meglio. Alcune strategie possono essere lavarsi il viso, accarezzare l’animale da compagnia, annusare un’essenza piacevole, fare movimento fisico, riordinare la stanza etc.
- Monitorare gli episodi: annotarsi quando, dove e in che occasione si sono presentati, per individuare se ci sono dei punti in comune che li possono aver scatenati. In questo modo potrebbe essere più facile stabilire una strategia per risolvere il problema e anche notare eventuali miglioramenti (diradarsi degli episodi, diminuzione dell’intensità o della durata).
- Chiedere aiuto: gli specialisti in salute mentale possono aiutare a gestire gli attacchi e il disturbi di panico, sia con una appropriata terapia farmacologica che con insegnando ad affrontare e superare i propri condizionamento agendo sul comportamento e sul pensiero».
Panico: cosa fare quando si presenta a un’altra persona
«Gestire una persona che soffre di attacchi di panico non è semplice – chiarisce il professor Perna -. Innanzitutto, bisogna accettare di sentirsi inadeguati, spaventati o allarmati quando si verificano certi episodi che possono essere molto eclatanti nelle loro manifestazioni. Per aiutare la persona, sicuramente può essere utile imparare a riconoscere le manifestazioni dell’attacco di panico, non sminuire il vissuto del paziente ed evitare di invocare la buona volontà. Mostrarsi comprensivi e rassicuranti, aiutare la persona a muovere il corpo e invitarlo a rallentare la respirazione possono essere piccoli aiuti dal grande effetto. Tuttavia, va ricordato ancora una volta che solo lo specialista è valutare con competenza questo disturbo e individuare la terapia migliore per restituire al paziente una buona qualità di vita e serenità mentale.
Osservare e riconoscere i sintomi e, in caso di dubbio, cercare assistenza medica sanitaria. Infatti, spesso i segni e i sintomi dell’attacco di panico sono molto simili a quelli dell’attacco cardiaco o comunque di condizioni mediche acute.
- Offrire il proprio aiuto anche se, in genere, a meno che non si tratti del primo attacco, le persone sanno cosa può aiutare a farle stare meglio.
- Portare la persona in un luogo aperto e arieggiato. Non toccarla però senza che abbia dato il suo permesso. Aprire le finestre se siete in un luogo chiuso.
- Parlare in modo sicuro, ma senza creare pressione che può agitare ulteriormente la persona. Evitare frasi come “smettila”, “non è niente”, mettici un pò di buona volontà”, “non è nulla di grave” e preferire invece qualcosa come “so che ti senti male, ma passerà” oppure “sono qui per aiutarti”, che fa sentire la persona rassicurata e meno inadeguata.
- Solo nel caso se lo sentisse, far fare del movimento fisico alla persona (dei salti, uno scatto, una passeggiata) oppure impiegarla in compiti precisi su cui concentrarsi per distrarla dalla sensazione di panico.
- Incoraggiare il controllo della respirazione, che può aiutare la persona a superare prima il momento di panico e ridurre la sensazione di pericolo e disagio fisico.
- Non lasciare la persona da sola, almeno finché non si è certi che sia passato l’attacco.
- Cercare aiuto medico, se i sintomi non regrediscono entro poche ore.
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