Sport considerati da sempre ad elevato carico di testosterone, ma sono invece sempre più le donne che scelgono di praticare questi sport da combattimento, dalla boxe alle arti marziali miste. Questo trend è legato all’ottima preparazione fisica che questi sport consentono.
Secondo i dati della National Fighting Association si tratta di persone giovani, di età compresa tra 16 e 36 anni. «Il fatto che i numeri confermino che negli sport da combattimento gli sportivi amatoriali siano in aumento rispetto ai Fighters professionisti – spiega il dott. Loris Pegoli, chirurgo della Mano e Responsabile Centro della Mano Sportiva Humanitas San Pio X – ci pone davanti a tipologie di traumi differenti tra i primi ed i secondi. Le ore settimanali di allenamento, l’apprendimento della tecnica, la potenza sviluppata nei vari tipi di contatto, la cura nella protezione e bendaggio di mani e polsi, sono elementi determinanti nel prevenire il rischio di lesioni a carico delle mani e dei polsi».
Amatoriali e professionisti diversi anche nelle lesioni
Per esempio, la potenza esplosiva acquisita con gli allenamenti sono la causa principale delle fratture nei professionisti, mentre le lesioni delle strutture legamentose del polso sono maggiormente in relazione ad una tecnica non ancora corretta specie nel gancio e nel montante. «Per gli sportivi amatoriali – prosegue l’esperto -, il trauma più frequente, a seguito di torsioni errate del polso, è la lesione della cosiddetta fibrocartilagine triangolare, un complesso di legamenti che stabilizza l’articolazione del polso tra il radio e l’ulna; per gli sportivi professionisti, invece, le fratture delle ossa metacarpali (le ossa che collegano il polso alle dita della mano), sono predominanti. Inoltre i traumi ripetitivi possono portare a lesioni cartilaginee, artrosi post traumatica e lesioni legamentose, tra le più gravi quella del legamento scafolunato nel polso. Dolore quando si piega il polso, come per stringere la mano, ad esempio, instabilità e perdita di forza sono i sintomi principali nelle lesioni legamentose del polso, inclusa quella del TFCC, mentre dolore, ematoma, gonfiore e limitazione della motilità per il dolore sono le manifestazioni più caratteristiche delle fratture».
Traumi da boxe e sport da combattimento: le soluzioni non sono solo chirurgiche
Mano e polso sono strutture complesse fondamentali negli sport da combattimento e richiedono, entro i limiti che questi sport possono dare, una corretta protezione. «In genere, i pugili professionisti proteggono le articolazioni con bendaggi stabilizzatori che permettono di limitare gli impatti assiali e torsionali – continua il dott. Pegoli -. Lo studio del gesto atletico e dell’anatomia del polso e della mano in questi sport permette di realizzare protezioni personalizzate che riducono l’effetto dei traumi, migliorando la distribuzione dei carichi nel pugno. In caso di lesioni, la diagnosi corretta parte da un accurato esame clinico, seguito da mirati esami strumentali. Per le lesioni legamentose del polso l’unica metodica certa che permette diagnosi e stadiazione della gravità della lesione è l’esame artroscopico, ovvero entrare tramite due piccole incisione nel polso con una gelecamera. Se possibile il primo trattamento deve essere conservativo, tramite utilizzo di tutori personalizzati confezionati dai terapisti della mano- Non è infrequente vedere dei ciclisti entrare con la bicicletta e ad avere un tutore confezionato mentre afferrano il manubrio. Se un intervento chirurgico è necessario oggigiorno vi sono tecniche mini invasive. L’utilizzo inoltre di mezzi sintesi della frattura più stabili, quali viti e placche, permette, sempre nel rispetto dei tempi biologici della riparazione, un più rapido recupero, più precoce inizio del protocollo riabilitativo e quindi un ritorno all’attività sportiva
Sia che siamo in presenza di una lesione legamentosa che di una frattura ossea, il carico pieno di contato con il sacco è consentito a circa tre mesi dal trauma iniziale.
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