Se il ciclo mestruale in genere dura 28 giorni, sono molte le donne che presentano un ciclo più breve o più lungo. Ma quanto questa variabilità è fisiologica e attribuibile alle normali differenze tra donna e donna e quando invece è bene effettuare un controllo?
Ne parliamo con il dottor Valeriano Genovese, ginecologo in Humanitas San Pio X.
Le mestruazioni, secondo la letteratura scientifica, dovrebbero presentarsi ogni 28 giorni e dovrebbero durare dai 2 ai 7 giorni. Molte donne però hanno un ciclo mestruale più breve oppure più lungo.
“Se il ciclo mestruale dura leggermente di meno o leggermente di più rispetto ai 28 giorni non c’è da preoccuparsi; ogni donna ha un proprio ritmo che regola il ciclo mestruale e una blanda irregolarità non è necessariamente associata a qualche disturbo”, spiega il dottor Genovese.
Quando consultare il ginecologo?
La regolarità è più comune tra i 20 e i 45 anni, il periodo centrale della vita fertile femminile; prima dei 20 anni e dopo i 45 una certa irregolarità è maggiormente frequente proprio perché l’utero e gli ormoni si trovano all’inizio e alla fine della propria attività.
Nel corso della vita possono poi verificarsi casi di polimenorrea (mestruazioni anticipate) o di oligomenorrea (mestruazioni ritardate); ne sono un esempio il periodo che segue il menarca, quello che precede la menopausa, ma anche il post partum e l’allattamento.
“Laddove però l’irregolarità fosse costante è bene sottoporsi a visita ginecologica per comprendere meglio le cause all’origine del disturbo e se necessario iniziare una terapia adatta”, consiglia lo specialista.
Ciclo irregolare: quali cause?
Il ciclo mestruale è regolato dall’ipotalamo e dall’ipofisi, le ghiandole deputate a governare la funzionalità ovarica.
Una sua irregolarità può dunque risiedere in un problema a livello di queste due ghiandole, ma anche in altri fattori quali – per esempio – una condizione di stress, un aumento o una perdita eccessiva di peso, scorretta alimentazione, attività fisica troppo intensa, assunzione di alcuni farmaci, alterazioni tiroidee, ovaio policistico, presenza di fibromi uterini, polipi a livello dell’endometrio, cisti ovariche o tumori ovarici.
Quando occorre intervenire?
“La visita ginecologica e l’esecuzione di eventuali accertamenti (Pap-Test, ecografia) consentirà al ginecologo di comprendere l’origine del disturbo e prescrivere alla paziente una terapia, laddove necessaria.
In generale, una condizione di polimenorrea – se associata a flusso abbondante – espone la paziente al rischio di anemizzazione; mentre, per quanto riguarda l’oligomenorrea, le problematiche correlate sono più frequentemente di tipo emotivo.
In caso di flusso abbondante e ravvicinato, laddove vi sia la presenza di polipi o fibromi, potrebbe essere necessario intervenire con la chirurgia, sarà comunque il ginecologo a valutare il percorso diagnostico e terapeutico più appropriato, alla luce della singola paziente.
Nelle pazienti in cui il ciclo irregolare non è legato a patologie, è consigliabile adottare uno stile di vita non ansiogeno, dedicarsi a un’attività fisica adeguata e costante e seguire un’alimentazione corretta”, ha concluso il dottor Genovese.
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