Le infezioni dell’apparato urogenitale sessualmente trasmissibili causate dal batterio Chlamydia Trachomatis, più noto come Clamidia, interessano soprattutto le persone di sesso femminile nell’età tra 20 e 24 anni. Il batterio si trasmette principalmente attraverso rapporti sessuali non protetti ma anche al momento del parto dalla madre al neonato, con un rischio di sviluppare polmonite e congiuntivite per il bambino. Fondamentali sono la prevenzione dell’infezione, la diagnosi, non sempre facile visto che a volte è priva di sintomi, e la valutazione da parte di uno specialista con la prescrizione della terapia adeguata.
Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Raffaela Cinzia Di Pace, ginecologa e sessuologa di Humanitas San Pio X.
Clamidia: come riconoscere i sintomi dell’infezione
Se l’infezione è sintomatica, i disturbi compaiono tra una e tre settimane dall’infezione; nel sesso femminile, l’infezione da Clamidia si manifesta con irritazione, bruciore a urinare e secrezioni vaginali muco-purulente, dolore spontaneo sovrapubico e addominale o dolore durante i rapporti sessuali. In alcuni casi, può essere presente spotting, ovvero perdite di sangue tra i cicli mestruali. Nel sesso maschile, i sintomi dell’infezione sono molto simili, ma le secrezioni dal pene sono biancastre e continue. Come abbiamo detto molto spesso l’infezione non dà sintomi o li dà solo molto sfumati e per questo il riscontro può essere occasionale legato ad un controllo di routine.
Per la diagnosi è fondamentale eseguire un tampone che viene effettuato per la femmina sul collo dell’utero e per il maschio all’inizio della uretra, che permette di determinare con certezza la presenza del batterio. A volte è utile valutare invece la presenza di anticorpi nel sangue per diagnosticare un’infezione pregressa.
Sintomi da Clamidia: a chi rivolgersi e cosa fare
In caso si sospetti un’infezione da Clamidia, sia agli uomini che alle donne è raccomandato rivolgersi al proprio medico o allo specialista di fiducia (il ginecologo per le donne, l’andrologo o urologo per gli uomini). Durante la visita, sulla base dei sintomi riferiti, della raccolta dati (anamnesi) e della valutazione clinica, lo specialista può richiedere e/o effettuare uno specifico test nelle urine e con prelievo (tampone) delle secrezioni per confermare la diagnosi.
L’esito del test può richiedere da una a due settimane, ma lo specialista può decidere di far iniziare già la terapia se sono presenti alcuni specifici sintomi. Il test per la ricerca della Clamidia è indicato anche in assenza di sintomi, nel caso di rapporti sessuali non protetti con nuovi partner o se è avvenuta la rottura del preservativo, se si è a conoscenza di infezione contratta da uno dei partner sessuali oppure se si ricerca una gravidanza.
Raccomandazioni:
- Dal momento dell’esecuzione del test e fino ad almeno sette giorni dalla fine della cura, evitare rapporti sessuali a rischio (evita la trasmissione dell’infezione).
- Se il test per la ricerca della Clamidia è positivo, avvisare i partner degli ultimi due-tre mesi affinché si rivolgano a uno specialista ed effettuino il test diagnostico per la Clamidia ed una eventuale terapia
Clamidia: cura, complicanze e prevenzione
La cura della Clamidia prevede un ciclo di antibiotici, in genere doxiciclina o azitromicina, oppure amoxicillina o eritromicina in caso di allergie o gravidanza, che devono essere assunti per circa una settimana/dieci giorni.
Trattandosi di una patologia spesso asintomatica, è importante effettuare controlli periodici per diagnosticare la presenza di infezione da Clamidia e iniziare il trattamento nel più breve tempo possibile. Infatti, se non curata, la Clamidia può portare a sviluppare malattia infiammatoria pelvica con sindromi aderenziali accompagnate a danno tubarico nelle femmine, e infiammazione delle vie seminali, in particolare epididimite, nei maschi. In entrambe le condizioni, la conseguenza è l’infertilità. Un’altra complicanza della Clamidia è un’infiammazione delle articolazioni e dei tendini conosciuta come artrite reattiva.
Raccomandazioni:
- Chi non ha un partner fisso, dovrebbe sottoporsi al test per la Clamidia annuale.
- Avere rapporti sessuali protetti riduce notevolmente il rischio di contagio in ogni tipologia di rapporto sessuale.
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