Il parto è un momento unico nella vita di ogni donna, rappresenta la fine di un viaggio lungo circa 40 settimane, la gravidanza, e l’inizio di una nuova vita da madre. È un evento naturale, da vivere in ascolto del proprio corpo. La nascita di un bambino si divide in alcune fasi: la fase prodromica, in cui il corpo e l’utero si stanno preparando alla nascita, il travaglio attivo, la fase di espulsione (con la nascita vera e propria) e l’espulsione della placenta.
Ma quando occorre andare in ospedale? Come distinguere le contrazioni da travaglio attivo da quelle della fase prodromica? Ne parliamo con il dottor Stefano Acerboni, specialista in Ostetricia e Ginecologia in Humanitas San Pio X.
Le prime avvisaglie e le prime contrazioni
“Alcuni giorni prima del parto potrebbero manifestarsi alcuni segnali che possono suggerire che il bambino si sta preparando alla nascita: frequenti episodi di diarrea (dovuti al fatto che il piccolo si sta incanalando, scalcia e si muove), il bisogno frequente di urinare (a causa della pressione che il bambino esercita sulla vescica) oppure la pancia che si indurisce di frequente, per circa un minuto.
In questa prima fase, si potrebbe anche notare la perdita del tappo mucoso e dunque la futura mamma potrebbe osservare perdite vaginali dense, biancastre, a volte con qualche striatura rosata.
Si avranno poi contrazioni lievi, simili ai dolori mestruali, concentrate nella zona del basso ventre e in quella lombare. Sono le cosiddette contrazioni di Braxton Hicks, contrazioni irregolari che preparano il corpo (nella fase prodromica appunto) al travaglio vero e proprio e al parto. Queste contrazioni vanno e vengono, non sono ravvicinate e non aumentano in termini di intensità. Potrebbero essere poi sensibili al cambio di posizione e interrompersi se si cammina o si riposa.
In questa fase non occorre allarmarsi e non è necessario andare in ospedale, passerà ancora molto tempo prima del parto. In loro presenza è comunque consigliabile riposare e bere molto”, ha sottolineato il dottor Acerboni.
Quando andare in ospedale?
“È sempre meglio trascorrere la maggior parte del tempo a casa e recarsi in ospedale solo al momento opportuno. Può passare anche un giorno intero (o una notte) prima che le contrazioni diventino regolari e ravvicinate e si entri così nel travaglio attivo. Le contrazioni, infatti, si faranno sempre più regolari e ravvicinate tra loro, dureranno circa un minuto, si presenteranno ogni 3-4 minuti e saranno più forti: a questo punto è consigliabile prepararsi e recarsi in ospedale. Sebbene non sia necessario correre in ospedale, è preferibile aver in mente il percorso più agevole per raggiungere la struttura di riferimento”, precisa il dottor Acerboni.
Per calcolare la frequenza delle contrazioni esistono oggi diverse app dedicate, semplici e intuitive. È possibile segnare quando inizia la contrazione e quando finisce, indicarne l’intensità (lieve, media, forte) e l’app terrà traccia dello storico delle contrazioni. È uno strumento utile che può magari gestire il partner e aiutare così la propria compagna ad avere un quadro della situazione più preciso.
Come gestire le contrazioni in fase prodromica?
“In tutta la fase prodromica, quando le contrazioni non sono regolari e ravvicinate, la gestante può stare tranquillamente a casa. Se è notte è bene che riposi o dorma, magari aiutandosi a stare comoda con dei cuscini; se è giorno, può svolgere le proprie consuete attività se se la sente o fare una breve passeggiata insieme a qualcuno, oppure rilassarsi leggendo un libro o guardando la tv. Quando arriva la contrazione è consigliabile concentrarsi sulla respirazione per alleviare il dolore.
È poi importante urinare spesso, perché mantenendo vuota la vescica si regala spazio prezioso al bambino; è consigliabile muoversi per casa, camminare, ondeggiare, oscillare il bacino e durante la contrazione appoggiarsi a qualcuno, al muro o a un mobile.
È bene poi che la futura mamma mangi qualcosa di leggero e nutriente, come barrette, cioccolato, frutta secca e fresca, succhi di frutta. Attenzione a non consumare cibi troppo pesanti come dolci con creme e troppo elaborati, che appesantiscono lo stomaco.
Di aiuto anche un bagno caldo o una doccia di tanto in tanto”, ha consigliato lo specialista.
I segnali di urgenza per cui andare subito in Pronto soccorso
“In alcuni casi però occorre recarsi subito in pronto soccorso. Ecco i segnali di urgenza da non sottovalutare:
- Rottura del sacco e liquido amniotico tinto.
- Perdite di sangue abbondanti di colore rosso vivo.
- Sensazione di dover spingere.
- Mancanza di movimento prolungata da parte del bambino.
Da non dimenticare
“È bene infine ricordare che oltre a portare la borsa con tutto il necessario per il parto e il puerperio, gli indumenti richiesti per il bambino e i documenti, è bene recarsi in ospedale senza smalto e oggetti metallici inclusi orecchini, piercing e microdermal piercing. Lo smalto infatti altera la rilevazione dei parametri di ossigenazione del sangue e nasconde il colore naturale dell’unghia, importante indicatore di salute; piercing e microdermal piercing vanno tolti perché potrebbero essere pericolosi in caso di urgenze e di utilizzo di elettrobisturi”, ha concluso il dottor Acerboni.
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