Secondo i dati forniti dal Governo italiano, al 24 settembre 2021, il 77,08% della popolazione di età superiore ai 12 anni è vaccinata contro COVID-19, la malattia causata dal virus SARS-CoV-2.
Il ruolo dei vaccini nel contenimento della pandemia continua ad essere fondamentale. Infatti, una persona vaccinata, cioè che ha completato il ciclo vaccinale, corre un rischio decisamente minore di ammalarsi rispetto a chi non è vaccinato. Inoltre, anche nel caso in cui si infettasse, la malattia sarebbe comunque in forma lieve. I vaccini finora disponibili offrono infatti una protezione molto alta dalle forme più gravi di malattia, e pertanto riducono i casi di ricoveri ospedalieri e i decessi.
Tuttavia, anche chi è vaccinato può contrarre l’infezione e ammalarsi di COVID-19. Ne parliamo con il dottor Michele Lagioia, Direttore Medico Sanitario di Humanitas.
Vaccino e COVID-19: ci si può ammalare, ma in forma lieve
Nessun vaccino, non solo quelli sviluppati contro COVID-19, garantisce una protezione totale. I vaccini per prevenire COVID-19 sono molto efficaci, riducono in maniera sostanziale il rischio di infettarsi e contagiare gli altri, ma non possono evitare al cento per cento di contrarre l’infezione. Per questo, è possibile che il virus colpisca anche persone completamente vaccinate, sebbene questo accada di rado. In genere, tra le persone vaccinate, il virus colpisce quelle con un sistema immunitario più fragile o compromesso.
La persona vaccinata che contrae il virus può trasmetterlo anche agli altri. Tuttavia, questo rischio rimane molto basso. Infatti, la replicazione virale nelle persone vaccinate è minore rispetto ai non vaccinati, perché nei vaccinati la risposta immunitaria che si scatena anche a livello della mucosa nasale riduce la quantità di virus che si replica, il che rende più difficile la diffusione dell’infezione da una persona all’altra. Inoltre, in media i vaccinati sono contagiosi per un tempo minore rispetto ai non vaccinati.
Il vaccino fa la differenza
Alla luce di questo, è sbagliato pensare che essere vaccinati o non esserlo sia la stessa cosa, o che i vaccini non funzionino abbastanza. La vaccinazione è estremamente efficace nella riduzione del rischio di infezione, anche se non può azzerarlo completamente, in quanto nel contagio intervengono delle variabili molteplici, come l’efficacia del vaccino in sé, le proprie condizioni di salute, le precauzioni che si adottano ai contesti che si frequentano. Vaccinati e non entrano in contatto con il virus nella stessa maniera, ma a cambiare è la reazione del sistema immunitario. Questo perché in una persona vaccinata, gli anticorpi si attivano quando il sistema immunitario “riconosce” il virus SARS-CoV-2 che ha “conosciuto” con la vaccinazione e lo attacca, cercando di impedirgli l’infezione e nella stragrande maggioranza dei casi, ci riesce. Gli anticorpi infatti si legano alla proteina Spike utilizzata dal virus come chiave d’accesso alle cellule dell’organismo, la bloccano e rendono così il virus impotente, eliminandolo dall’organismo. In caso di infezione poi, le persone vaccinate sviluppano forme lievi di malattia: un elemento da non sottovalutare, tenendo conto di quanto COVID-19 sia una malattia in molti casi complessa, lunga, pericolosa e talvolta mortale.
Vaccino, fondamentale per contrastare l’emergenza sanitaria
I vaccini sono efficaci nel prevenire COVID-19 ma non escludono completamente il rischio di ammalarsi e la probabilità che un soggetto sviluppi l’infezione deve anche tenere conto delle diverse varianti del virus. L’osservazione di quanto accade nei soggetti vaccinati (e dunque una loro eventuale infezione nonostante il vaccino), guida e continuerà a guidare la campagna vaccinale in merito alla necessità di pianificare i “richiami”. Per questo motivo, resta fondamentale l’uso della mascherina nei luoghi chiusi, il distanziamento fisico e l’igiene delle mani. Si tratta di misure, che come abbiamo ormai imparato in un anno e mezzo di pandemia, sono imprescindibili per ridurre il rischio di circolazione del virus.
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