L’intervento chirurgico di protesi dell’anca non è l’unica soluzione in caso di artrosi, ma è necessario quando le terapie mediche non sono più efficaci. Con pazienti sempre più giovani e richiesta di recupero funzionale sempre più rapido, alcune tecniche chirurgiche permettono di tornare a vivere senza dolore dopo l’intervento. Ne parliamo con il dott. Federico Della Rocca, ortopedico di Humanitas San Pio X.
Rispetto dei tessuti e recupero rapido
«Ridotti tempi di ricovero e rapidi tempi di recupero dopo l’intervento di protesi d’anca – spiega l’esperto – sono requisiti importanti non solo per i pazienti più giovani, ma anche e soprattutto per gli anziani. Proprio per questi pazienti, infatti, prolungati tempi di ricovero e immobilità possono aumentare il rischio di patologie da allettamento come per esempio la trombosi venosa profonda e, come dimostrato in letteratura, anche di mortalità. In caso sia necessario l’intervento di artroplastica, ovvero l’impianto di una protesi, sono diverse le tecniche chirurgiche e le protesi sempre più piccole che permettono incisioni chirurgiche ridotte. In particolare la tecnica chirurgica per via posteriore minivasiva, per gli anziani vuol dire anche una significativa riduzione dei rischi intraoperatori e postoperatori:
- preservazione e rispetto dei tessuti muscolari e nervosi
- precoce mobilizzazione dopo l’intervento
- minor dolore post-operatorio
- ridotti tempi di ricovero
- ridotto sanguinamento durante l’intervento (e quindi ridotto rischio di anemizzazione)
- brevi tempi di riabilitazione
- migliore stabilità protesica
- rapida ripresa delle attività quotidiane.
A cosa si devono tanti vantaggi?
«L’artrosi è una malattia degenerativa della cartilagine articolare che nelle fasi avanzate (coxartrosi) provoca l’usura dei capi ossei che compongono l’articolazione. «Testa del femore e acetabolo, la concavità che nel bacino accoglie la testa del femore, sono le due componenti che vengono danneggiate in caso di coxartrosi – continua l’esperto -. Per sostituire i capi danneggiati con una protesi è possibile accedere con il paziente in posizione supina (via anteriore) o laterale (antero-laterale o postero-laterale a seconda della scelta del chirurgo). L’incisione chirurgica posteriore mininvasiva ha dimostrato di rispettare i nervi e fasci muscolari che si incontrano durante l’accesso all’articolazione, necessari al paziente per recuperare più velocemente dopo l’intervento e avere un percorso di riabilitazione più veloce ed efficace. In questo modo, il ritorno alle attività quotidiane è più rapido e il paziente si sente più sicuro rispetto a interventi eseguiti con altre tecniche chirurgiche tradizionali».
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