L’ernia discale è una patologia diffusa che si presenta più di frequente nei maschi tra i 30 e i 50 anni, ma non è rara neppure tra le persone di età avanzata. Si tratta di una condizione che, però, spesso è del tutto asintomatica e quindi può essere presente anche nelle persone che non presentano i classici sintomi dell’ernia del disco.
Approfondiamo l’argomento con il dottor Giuseppe J. Sciarrone, specialista in neurochirurgia e co-responsabile del Centro di Chirurgia Vertebrale e Robotica di Humanitas San Pio X.
Fattori di rischio e sintomi dell’ernia del disco
In genere, per ernia del disco o ernia discale si intende una fuoriuscita di materiale discale dallo spazio del disco intervertebrale, più spesso a livello lombare o cervicale, che può determinare o meno sintomi quali dolore, disturbi sensitivi e motori a causa della compressione delle radici nervose. Per questo motivo, l’ernia discale sintomatica è chiamata ernia con radicolopatia. Diversi sono i fattori che concorrono alla comparsa di ernia del disco, tra cui l’abitudine al sollevamento di pesi, sia durante l’attività professionale sia sportiva, guidare per lunghi tratti, e il fumo di sigaretta. Quando il materiale discale fuoriesce e spinge posteriormente rispetto all’anello vertebrale (anulus), talvolta rompendolo, si parla di protrusione dell’ernia o ernia contenuta.
I sintomi dell’ernia con radicolopatia sono in genere correlati al dolore acuto e intenso nella zona in cui è presente l’ernia, associati a formicolii, perdita di sensibilità e forza degli arti e parestesie. Sulla base della localizzazione dell’ernia si possono presentare formicolii dal collo e lungo tutto il braccio fino alle dita della mano, con perdita di sensibilità, forza e deficit motorio (ernia cervicale), oppure dalla schiena verso gli arti inferiori, con formicolio, perdita di sensibilità, e difficoltà a camminare (ernia lombare). Tuttavia, in alcuni casi, l’ernia può non dare alcun sintomo che ne manifesti la presenza.
Quali terapie in caso di ernia del disco con radicolopatia?
In caso di mal di schiena, episodi di lombalgia, formicolii e dolore cervicale è sempre consigliabile rivolgersi allo specialista vertebrale per valutare le cause ed effettuare il percorso diagnostico specifico. In genere, sulla base dei sintomi riferiti dal paziente e della valutazione clinica (visita medica), e i risultati della risonanza magnetica del tratto vertebrale interessato, lo specialista stabilirà quali esami effettuare. La risonanza magnetica è importante per la diagnosi differenziale, ovvero per studiare i tessuti molli e le alterazioni del tessuto osseo spongioso, oltre ad eventuali lesioni intradurali, come ad esempio i neurinomi, che possono simulare i sintomi dell’ernia discale. Una volta accertata la presenza di ernia discale, valutati i sintomi e le limitazioni alle attività quotidiane riferite dal paziente, e il grado di gravità dell’ernia, lo specialista stabilisce la terapia più adatta, diversa da persona a persona.
Il trattamento della radicolopatia con ernia discale può essere sia conservativo che chirurgico, a seconda dei casi. Il trattamento conservativo, che ha lo scopo di gestire e controllare i sintomi, può prevedere il riposo non necessariamente a letto, ma limitando gli sforzi fisici e adattando il livello di attività quotidiana al grado di dolore, e l’uso di farmaci diversi dagli antidolorifici e anti-infiammatori, fino agli oppioidi, cortisonici, miorilassanti e antidepressivi, e riabilitazione nei casi di disturbi lievi o moderati, infiltrazioni epidurali oppure l’ossigeno ozonoterapia impiegata con diverse modalità per ridurre l’infiammazione e il dolore.
Nei casi di sintomi gravi può essere indicata la chirurgia percutanea endoscopica o chirurgia robotica mininvasiva. Il trattamento chirurgico può essere raccomandato per diversi scopi, dalla decompressione del disco (discectomia, nucleotomia) fino all’asportazione dell’ernia (discectomia, erniectomia). In caso di radicolopatia da ernia discale con instabilità vertebrale, il trattamento chirurgico è consigliato sia per la decompressione diretta della radice tramite asportazione dell’ernia, sia per stabilizzare le vertebre con mezzi di sintesi. L’intervento può essere effettuato per via endoscopica con accesso percutaneo, oppure con chirurgia robotica: il vantaggio della chirurgia robotica è una grande accuratezza nel posizionamento dei mezzi di sintesi, riduzione del sanguinamento intraoperatorio e del dolore postoperatorio, rapidità di recupero e rientro alla vita quotidiana.
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