Le fratture del braccio, spesso da caduta o da colpo diretto come può accadere nello sport, possono comportare una rottura dell’osso del braccio chiamato omero. Negli anziani capita di frequente che, una caduta con il braccio teso in avanti o sulla spalla provochi anche lesioni a livello dell’articolazione. Ogni tipo di frattura e di paziente può prevedere un trattamento diverso.
Ne parliamo con il dottor Andrea Lisai, ortopedico specialista della spalla di Humanitas San Pio X
Come si frattura l’omero?
La frattura dell’omero, cioè dell’osso che dalla spalla arriva al gomito, è frequente negli anziani, a seguito di cadute accidentali sulla spalla o a braccio teso, ma anche per traumi da contatto durante l’attività sportiva, incidenti in moto o in bicicletta.
Una frattura può essere descritta come una crepa oppure una rottura che fa andare fuori posto l’osso (frattura scomposta), oppure una rottura dell’osso che si spezza in uno o più punti e può lacerare la cute sopra l’osso fratturato (frattura aperta). Inoltre, a seguito di frattura possono essere presenti o svilupparsi altri tipi di lesioni, come danni ai vasi sanguigni e ai nervi, infezioni, fino alla sindrome compartimentale che determina un quadro clinico grave in cui l’arto può diventare gonfio, pallido e freddo.
L’entità della frattura dipende dalla forza lesiva esercitata sull’osso, ovvero dall’impatto o dalla fragilità dell’osso stesso a causa di osteopenia o osteoporosi. In alcuni casi, la presenza di una frattura dell’omero può essere ipotizzata dal medico sulla base dei sintomi riferiti dalla persona, dalla dinamica dell’evento che l’ha provocata, e dalla visita medica (esame obiettivo). Tuttavia, per valutare l’entità della frattura e le strutture coinvolte, e quindi stabilire se è necessario o meno un trattamento per ridurre la frattura, cioè riallineare l’osso e i suoi frammenti nella corretta posizione, è necessaria una radiografia o altri esami di imaging come la TAC.
Cosa si fa in caso di frattura della spalla?
Nella maggior parte delle situazioni che possono provocare una frattura, la prima cosa da fare, specie in presenza di dolore, gonfiore e impotenza funzionale della spalla a seguito di una caduta, è immobilizzare l’arto, applicare il ghiaccio e rivolgersi al Pronto Soccorso per gli esami e la valutazione dell’ortopedico. In caso di frattura composta, cioè ben allineata, non sarà necessario alcun trattamento, se non immobilizzazione con un tutore apposito o un gesso, riposo, antidolorifici e attendere i tempi biologici di guarigione dell’osso, che variano sulla base di molti fattori tra cui età, altre patologie, tipo e gravità della frattura, complicazioni.
Se l’osso è fratturato in più punti, ed è necessario ridurre la frattura, in genere si effettua l’intervento chirurgico chiamato riduzione a cielo aperto e fissazione interna (ORIF) per riallineare e stabilizzare le ossa fratturate utilizzando mezzi di sintesi come chiodi, placche, viti e fili di metallo, modellabili secondo le necessità. Si tratta di mezzi di sintesi realizzati in metalli o leghe di metallo biocompatibili, che possono essere lasciati in sede e non devono essere rimossi dopo l’intervento, oppure possono essere rimossi una volta che la frattura è guarita.
Se la frattura interessa anche la parte dell’omero più vicino all’articolazione, negli anziani si preferisce eseguire l’intervento di sostituzione protesica della spalla in modo da limitare i tempi di immobilizzazione e migliorare il risultato clinico. Nelle fratture aperte, cioè con l’osso che lacera la pelle, prima di ogni tipo di trattamento, è necessario che il medico pulisca accuratamente la zona della ferita in cui l’osso è esposto, per ridurre il rischio di infezione a causa della presenza dei detriti e dei batteri sulla pelle.
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