Gonfiore, dolore addominale, diarrea e stipsi spesso alternate, crampi, ma anche debolezza, affaticamento e malessere generalizzato sono sintomi della sindrome del colon irritabile, o intestino irritabile, un tempo chiamato colite spastica, una condizione dell’intestino che colpisce più le donne degli uomini e ne riduce la qualità di vita di chi ne soffre. Per diagnosticarla e curarla però non basta la presenza di sintomi che sono comuni a molte patologie. Per questo motivo è necessaria la valutazione del gastroenterologo e la diagnosi avviene per esclusione.
Cosa significa e come si manifesta l’abbiamo chiesto al dottor Marco Dal Fante, responsabile di gastroenterologia ed endoscopia di Humanitas San Pio X, e alla dottoressa Linda Fazzini, gastroenterologa ed endoscopista.
Intestino irritabile: sintomi specifici e sintomi riferiti dal paziente
«Per cause ancora poco chiare, soffrono di intestino irritabile (più propriamente definito come sindrome dell’intestina irritabile – IBS) le donne in età fertile due volte più degli uomini – spiegano gli esperti -, con sintomi che possono essere così generici da rendere difficile la diagnosi. Per questo motivo sono stati definiti criteri diagnostici internazionali, chiamati criteri di Roma, per la diagnosi di intestino irritabile che fanno riferimento alla durata dei sintomi, in particolare il dolore o il fastidio addominale, in associazione ad altri sintomi correlati alla evacuazione e riferiti dal paziente.
- Sintomi specifici secondo i criteri di Roma IV: dolore o fastidio addominale insorto almeno 6 mesi prima della diagnosi, presente per almeno 1 giorno alla settimana negli ultimi 3 mesi, in associazione ad irregolarità intestinale, cioè alterazioni che riguardano l’evacuazione delle feci.
Durante la visita specialistica dal gastroenterologo, il paziente riferisce di soffrire da anni di sintomi addominali (fastidio addominale, crampi, irregolarità intestinale) che si riacutizzano in concomitanza con eventi stressanti. Altri sintomi generici, spesso riferiti dal paziente e associati alla comparsa dei sintomi specifici, sono cistiti, depressione, emicranie, ansia».
Più cause nello stesso paziente: per questo la diagnosi è per esclusione
«La presenza di più fattori scatenanti dell’intestino irritabile anche nella stessa persona insieme alla diversa percezione soggettiva del dolore – proseguono i gastroenterologi ed endoscopisti – può rendere difficile la diagnosi e quindi anche la prescrizione di una terapia specifica. La patogenesi dell’IBS non è del tutto nota. I fattori che concorrono all’insorgenza della malattia intestinale possono essere:
- psico-sociali
- biologici (predisposizione e suscettibilità individuale)
- composizione del microbiota intestinale
- infiammazione microscopica post-infettiva
- uso prolungato di alcuni farmaci come gli antibiotici
- alterazioni dell’attività motoria intestinale
- alterazioni della permeabilità della mucosa intestinale
- alterata relazione fra sistema nervoso centrale e sistema nervoso enterico (i 2 cervelli)
A volte alla IBS si associano patologie concomitanti quali: dispepsia funzionale, malattia da reflusso gastroesofageo, celiachia, fibromialgia, e dolore pelvico cronico.
Dal momento che i sintomi possono essere riferiti anche a diverse altre patologie, la diagnosi di intestino irritabile può essere difficile ed avviene principalmente per esclusione. Se nei soggetti giovani e in assenza di sintomi di allarme una anamnesi accurata associata all’esecuzione di esami del sangue possono essere sufficienti a porre la diagnosi, nei soggetti adulti lo specialista gastroenterologo si avvarrà di altre indagini diagnostiche quali la colonscopia convenzionale, oppure TC colonscopia senza sonda endoscopica (meno invasivo rispetto alla colonscopia, a cui però non si sostituisce specie nel caso siano necessarie delle biopsie), Breath test al lattosio (o test del respiro), ecografia delle anse intestinali, esami del sangue ed eventualmente test per le allergie alimentari».
Per dare sollievo all’intestino irritabile la terapia è multidisciplinare
La terapia si basa sui sintomi della paziente, che possono variare durante l’anno anche a causa dello stile di vita – sottolineano il dottor Dal Fante e la dottoressa Fazzini -. In genere la terapia si basa modificazioni dello stile di vita (dieta, idratazione, attività fisica, eliminazione di alcuni alimenti e bevande fermentative), somministrazione di farmaci per il trattamento di sintomi specifici (inclusi antidepressivi/ansiolitici), probiotici diversi in caso di diarrea o di stipsi, meteorismo e dolore addominale. Possono aiutare a dare sollievo ai sintomi anche terapie non convenzionali che si sono dimostrate utili, come per esempio, l’agopuntura, la terapia cognitivo comportamentale e le tecniche di rilassamento».
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