L’ipertrofia prostatica benigna è una patologia comune nell’uomo, caratterizzata dall’aumento del volume della prostata. Agli esordi può essere asintomatica e rimanere tale a lungo: ma quando l’aumento di volume (adenoma) è tale da comprimere il canale uretrale e provocare alterazioni della minzione, ostruzione del flusso di urina, ristagno vescicale, è necessario ricorrere a trattamenti di rimozione del tessuto prostatico in eccesso per ridurre il volume e permettere al paziente di recuperare la sua qualità di vita. I timori per eventuali complicanze sulla vita sessuale e sulla continenza urinaria di questo tipo di procedure, però, può scoraggiare gli uomini dall’affrontare l’intervento.
Abbiamo chiesto alla dottoressa Manuela Pane, urologa di Humanitas San Pio X di fare chiarezza su come funziona la tecnica Holep con il laser ad olmio e quali sono gli effetti collaterali dell’intervento nell’iperplasia prostatica benigna.
Iperplasia prostatica benigna: come funziona il laser?
Il trattamento per l’iperplasia prostatica benigna con laser ad olmio con tecnica chirurgica Holep, prevede incisioni effettuate con il laser sotto la guida di una telecamera endoscopica, per l’asportazione precisa solo del tessuto dell’adenoma prostatico. Con questa tecnica, mentre il laser “scolla” il tessuto in eccesso senza andare a toccare altre strutture fondamentali adiacenti, uno speciale strumento chiamato “morcellatore”, riduce e aspira il tessuto che verrà poi utilizzato per l’esame istologico.
L’intervento si esegue, in genere, in anestesia spinale attraverso un cateterino posizionato a livello della colonna lombare o in anestesia generale, sulla base della valutazione delle condizioni generali del paziente effettuata dall’anestesista durante le visite preoperatorie. In genere, il cateterino spinale viene rimosso quando il paziente recupera lo stimolo alla minzione, momento in cui viene rimosso anche il catetere vescicale.
Catetere vescicale: è sempre necessario?
Nella chirurgia di rimozione del tessuto prostatico in eccesso, è sempre necessario il posizionamento del catetere vescicale al termine della procedura chirurgica fino alla ripresa spontanea dello stimolo alla minzione. Il catetere vescicale permette anche di valutare e monitorare la presenza di sangue e coaguli nelle urine, per effettuare lavaggi vescicali, e per verificare il normale passaggio dell’urina stessa dalla vescica attraverso l’uretra dopo la rimozione dell’ostacolo dato dall’iperplasia prostatica.
Nel caso siano necessari lavaggi vescicali continui, il catetere può essere rimanere in sede per un periodo anche dopo la dimissione. Tuttavia, proprio per la stimolazione di questi tessuti, dopo l’intervento possono essere presenti bruciore uretrale e spasmi vescicali che scompaiono spontaneamente una volta rimosso il catetere.
Vita sessuale e continenza urinaria, sono a rischio?
Come per tutti gli interventi chirurgici, anche con la tecnica Holep possono verificarsi rare complicanze per cui potrebbe essere necessario riposizionare il catetere vescicale, come la ritenzione urinaria acuta (6%) e l’incontinenza urinaria transitoria di vario grado (1.5%). Tuttavia, con il laser ad olmio, la vita sessuale non viene compromessa, sebbene può verificarsi un’assente (aspermia) o ridotta emissione di sperma: per periodo di almeno due settimane dall’intervento, quindi, il paziente dovrà attendere dall’avere rapporti sessuali. Infine, una volta a casa, al paziente sarà chiesto di valutare la normale minzione, comunicando eventuali alterazioni al medico.
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