Da un lato la gioia per il test di gravidanza positivo, dall’altro il timore dell’aborto spontaneo che aveva interrotto la gravidanza precedente. I primi giorni e settimane di una gravidanza dopo un aborto spontaneo, in genere, non sono mai sereni, e i sentimenti sono contrastanti, con il timore che da un momento all’altro possa accadere di nuovo.
Ne parliamo con la professoressa Nicoletta Di Simone, Responsabile del Centro multidisciplinare per la Patologie della gravidanza.
Come affrontare la gravidanza dopo l’aborto
Un aborto spontaneo è un evento difficile da affrontare: la donna aveva coccolato l’idea della gravidanza e di avere un figlio, una famiglia, sogno che si è interrotto con la perdita di quel bimbo mai nato ma già teneramente amato. Il dolore della perdita, però, spesso si accompagna al timore che si ripeta: e questo è esso stesso un fattore di rischio per successivi aborti spontanei.
Un aborto spontaneo, talvolta anche più aborti consecutivi, però non è solo dolore per la perdita del proprio bambino: è anche una condizione medica che si può evitare con le competenze, la tecnologia, l’esperienza scientifica per diagnosticare le cause che hanno portato all’aborto spontaneo, curarle o monitorarle, aiutando le donne e le coppie ad avere un figlio nonostante precedenti problematiche della gravidanza.
Dopo l’aborto spontaneo, è necessario valutare le cause
Per arrivare dal concepimento, alla gravidanza e al parto, dopo uno o più aborti è necessario valutare in modo multidisciplinare quali sono le cause della morte fetale. Il percorso, nel nostro Centro multidisciplinare per la patologia della gravidanza, può iniziare anche a distanza con i consulti di telemedicina, per raccogliere i dati anamnestici (informazioni cliniche) utili poi nella visita ginecologica, durante la quale è possibile identificare alcune problematiche.
Sulla base dei dati anamnestici e della valutazione ginecologica, potrebbero essere necessari approfondimenti con visite specialistiche di ematologia, per escludere o identificare patologie della coagulazione e il rischio di trombosi, ad esempio, o di immunologia, per valutare la presenza di una malattia autoimmune non diagnosticata oppure in fase attiva, di endocrinologia, per disturbi ormonali, diabete, sindrome metabolica, e poi la consulenza di genetica medica per identificare la familiarità per patologie genetiche di cui, la mamma e la coppia, possono non essere al corrente perché portatori sani delle mutazioni.
Infine, spesso segue tutto il percorso la psicoterapia che, in un lavoro di équipe, aiuta la donna ad affrontare non solo la precedente perdita, ma anche la gioia di una nuova gravidanza.
Da un aborto spontaneo si può guarire nel corpo e nell’anima
Un aborto spontaneo è la conseguenza di fattori e patologie presenti al momento del concepimento. Ad esempio, l’età della donna al momento della gravidanza è un fattori di rischio per aborto spontaneo, così come lo stress (anche quello che deriva dal timore di un nuovo aborto), un’alimentazione scorretta, la presenza di infezioni anche al cavo orale, l’obesità, precedenti aborti spontanei o parti prematuri.
In presenza di uno o più di uno di questi fattori, prima della successiva gravidanza è necessario guarire il corpo, e anche la psiche, con le terapie adeguate al tipo di cause identificate, come ad esempio perdere peso, cambiare alimentazione, gestire i sintomi di una malattia autoimmune o ematologica e fornire la terapia giusta per l programmare e poi portare a termine una gravidanza.
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