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Quelle lesioni della pelle da non sottovalutare

Cheratosi attinica, carcinoma basocellulare e carcinoma squamocellulare: sono tra i principali tumori della pelle. Come si manifestano? Quali i segnali da non sottovalutare? L’approfondimento della dottoressa Marta Brumana, reponsabile di dermatologia di Humanitas San Pio X.

Si presentano come piccole macchie rosate o crosticine su viso, mani, cuoio capelluto, a cui si tende a non dare peso fino a che non si trasformano in croste più spesse o in noduletti che sanguinano e fanno male al tatto. Sono le cheratosi attiniche, lesioni causate dal sole, che il Ministero della Salute ha recentemente inserito tra i tumori della pelle.

Si calcola che la cheratosi attinica interessi quasi mezzo milione di italiani: 1 persona su 5 tra i 50 e 60 anni ne è affetto, e le percentuali aumentano fino a 2 su 5 dopo i 70 anni. La maggior parte non riceve una diagnosi e spesso non è neanche a conoscenza di avere questo problema, soprattutto perché all’inizio può non dare nessun sintomo né fastidio.

Sono dovute principalmente all’esposizione ai raggi ultravioletti: è più a rischio chi ha la carnagione chiara e chi passa molto tempo al sole (come per esempio chi pratica sport all’aperto quali vela, golf, sci).

Come si presentano le cheratosi attiniche?

Facciamo attenzione alle zone foto-esposte (dorso delle mani, viso, cuoio capelluto): se vediamo lesioni che compaiono e scompaiono, crosticine dal colore roseo con pelle secca che va e viene, potrebbe trattarsi di cheratosi attiniche.

Il primo impulso di molte persone è di trattarle con crema idratante, scambiandole per altro: all’inizio la lesione regredisce perché si agisce sulla squama, ma poi il problema si ripresenta. Non possiamo sapere quale di queste cheratosi attiniche evolverà in un carcinoma, ma 9 carcinomi squamocellulari su 10 sono preceduti dalle cheratosi attiniche, per cui, se si lasciano incurate c’è un alto rischio che possano degenerare nel giro di qualche anno. 

La nuova frontiera: la terapia di campo che fa anche prevenzione

Esistono diverse possibilità di terapia, tutte efficaci ma con diversi esiti estetici e possibili effetti collaterali.

Mentre la crioterapia o la terapia chirurgica vanno a trattare la singola lesione e possono avere esiti cicatriziali, la terapia fotodinamica, ultima frontiera nel trattamento dei tumori della pelle, è l’unica che tratta tutta la regione affetta (anche detta “campo di cancerizzazione”) con ottimi risultati estetici.

Se compaiono cheratosi attiniche sulla testa, è molto probabile che tutta la cute della zona sia stata danneggiata dal sole: la terapia fotodinamica, trattando l’area e non la singola lesione, è curativa per i tumori iniziali e preventiva, perché va a bloccare la formazione delle nuove cheratosi.

È un trattamento non invasivo, che si esegue con un dermatologo: dopo accurata preparazione della pelle, al paziente viene applicata una crema specifica sull’area, che poi viene coperta con cerotto o benda. Dopo 3 ore, durante le quali il paziente può uscire dall’ospedale, viene tolta la copertura e si irradia l’area con luce a Led per 7 minuti.

Dopo un mese circa dal trattamento si procede con nuova visita dermatologica, che servirà per valutare se occorre replicare la terapia.

Il carcinoma basocellulare

Il carcinoma basocellulare è il tumore della pelle più frequente e deve il suo nome alle cellule basali della cute da cui origina. Colpisce soprattutto la testa e il collo (80% dei casi), poi il tronco (15%) e gli arti; più raramente può presentarsi anche in altre zone del corpo.

Il carcinoma basocellulare è dovuto soprattutto a un’esposizione eccessiva, incontrollata e priva di adeguata protezione alle radiazioni ultraviolette, siano esse provenienti dai raggi solari o da lampada UV. In particolare, l’esposizione durante l’infanzia e l’adolescenza aumenta il rischio di insorgenza di questo tipo di tumore cutaneo.

Come si presenta il carcinoma basocellulare?

La manifestazione clinica varia in base al tipo di carcinoma: il carcinoma baso-cellulare superficiale, per esempio, si presenta con una macchia eritematosa a limiti netti; quello nodulare invece, si riconosce perché appare come una lesione biancastra dai margini netti e con teleangectasie visibili (dilatazione di piccoli vasi sanguigni); possono inoltre esservi una crosta centrale o un’ulcerazione. La forma di carcinoma pigmentato (sia superficiale sia nodulare) invece si caratterizza per la presenza di lesioni marroni, blu o nere dovute ad accumuli di pigmento.

Il carcinoma sclerodermiforme infine, è la forma infiltrante: la lesione assomiglia a una cicatrice, di colore chiaro e dura al tatto.

Le terapie locali più utilizzate

Il trattamento si basa su terapie locali, con l’obiettivo di asportare il tumore preservando la funzionalità e l’estetica della zona coinvolta. Le terapie maggiormente utilizzate sono:

  • L’asportazione chirurgica radicale.
  • In caso di tumore superficiale, l’utilizzo di farmaci in crema (come imiquimod), che il paziente può utilizzare a domicilio.
  • La terapia fotodinamica, una terapia non invasiva e non chirurgica in cui tramite l’utilizzo di un fotosensibilizzante e di una lampada specifica viene trattato il tumore con due sedute consecutive eseguite dal dermatologo.
  • In caso di epitelomi multipli o avanzati si ricorre a un farmaco (Vismodegib) che inibisce la crescita dal tumore.

Il carcinoma squamocellulare

Il carcinoma squamocellulare è il secondo tumore della pelle più frequente, dopo il carcinoma baso-cellulare. Colpisce soprattutto il labbro inferiore, il naso, il cuoio capelluto, i padiglioni auricolari, il dorso delle mani, ma può interessare qualunque area del corpo. È più comune la sua insorgenza in aree della pelle sempre esposte al sole o che sono danneggiate da ustioni, cicatrici e processi infiammatori cronici a carico della pelle.

Come nel caso del basocellulare, anche il carcinoma squamocellulare è dovuto a un’esposizione prolungata e priva di adeguata protezione alle radiazioni ultraviolette e dalle scottature solari.

Come si presenta il carcinoma squamocellulare?

Inizialmente questo tumore si presenta come una lesione eritematosa coperta da squame o croste; in fase avanzata possono aversi ulcerazioni dai margini indefiniti che possono essere sanguinanti e coperte da croste.

Le opzioni terapeutiche

A seconda della diagnosi formulata e del quadro del paziente, il dermatologo stabilità il percorso terapeutico. In genere, il trattamento è chirurgico.

La lesione però può essere trattata anche con altre metodiche non chirurgiche, come:

  • Crioterapia, indicata per le forme molto iniziali.
  • Trattamento topico per le forme iniziali con farmaci in crema, come imiquimod e ingenolo mebutato.
  • Terapia fotodinamica: una terapia non invasiva e non chirurgica in cui tramite l’utilizzo di un fotosensibilizzante e di una lampada specifica viene trattato il tumore direttamente in ambulatorio dal dermatologo.

3 pazienti su 10 sviluppano un altro carcinoma squamocellulare in seguito all’asportazione del primo (in genere entro 5 anni), nella stessa zona o nelle vicinanze. Per monitorarne l’eventuale insorgenza è dunque fondamentale che il paziente si sottoponga periodicamente a visite di controllo dermatologiche.

È fondamentale la gestione di quello che viene chiamato “campo di cancerizzazione”: il 90% dei carcinomi squamocellulari deriva da cheratosi attiniche: lesioni iniziali dovute all’esposizione solare. Queste lesioni sono la manifestazione del diffuso danno solare su tutte le zone esposte, ed è importante che il dermatologo valuti tutta l’area intorno al carcinoma, per prevenire la formazione di nuove lesioni.

 

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