Secondo l’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul lavoro), il mal di schiena colpisce il 97% della popolazione, stimando che circa 6 italiani su 10 a partire dai 20 anni di età, ne soffrano ogni settimana sia a casa che al lavoro. Si tratta in genere di giovani attivi in età lavorativa, per i quali è altamente raccomandato non sottovalutare la comparsa di mal di schiena.
Approfondiamo l’argomento con il dottor Giovanni Casero, ortopedico della colonna e co-responsabile del Centro di Chirurgia Vertebrale e Robotica di Humanitas San Pio X.
Cosa fare in caso di mal di schiena?
Il mal di schiena è un campanello d’allarme da non sottovalutare, sia se compare all’improvviso e in assenza di un evento traumatico, sia se invece, insieme al dolore, compaiono anche formicolii e sensazione di “corrente” lungo le gambe. In questi casi è raccomandabile rivolgersi allo specialista per una valutazione del problema e per iniziare una terapia adeguata. Infatti, il mal di schiena non ha una sola causa e solo una valutazione specialistica può aiutare a trovare la terapia adatta al proprio problema. Nella stragrande maggioranza dei casi il trattamento indicato è la terapia conservativa che prevede riposo, farmaci antinfiammatori (FANS), fisioterapia e cure fisiche come ad esempio, tecarterapia e laser, a seconda della diagnosi.
In genere, il trattamento conservativo permette alla persona di alleviare il dolore e recuperare la propria qualità di vita. È bene ricordare infatti che il mal di schiena è tra le patologie ritenute più invalidanti dal punto di vista lavorativo e della vita quotidiana. Solo nei rari casi in cui i trattamenti conservativi non sono indicati (1 su 8 persone con mal di schiena) oppure non danno più beneficio, può essere necessario ricorrere all’intervento chirurgico.
Quali fattori determinano se è necessario l’intervento?
Durante la visita con lo specialista della colonna, il medico stabilisce se è presente l’indicazione all’intervento e quale tipo di trattamento chirurgico è più adatto alla persona e al suo problema. Infatti non esiste una tecnica chirurgica adatta per tutte le cause di mal di schiena, così come non esiste un mal di schiena uguale per tutti i pazienti.
Durante la visita con lo specialista, quindi, il medico valuta diversi fattori prima di discutere con il paziente la necessità dell’intervento chirurgico: i risultati degli esami strumentali, il tipo di dolore e la disabilità percepita, la riduzione della qualità di vita del paziente, l’età, lo stato di salute generale, la presenza di altre malattie. Gli esami strumentali servono a diagnosticare la causa del mal di schiena, ma non a stabilire se è necessario o meno fare l’intervento chirurgico. Nella maggior parte dei casi, la decisione alla chirurgia è guidata dall’esame clinico, cioè dalla visita specialistica.
Quali sono gli interventi per il mal di schiena?
Nei rari casi in cui sia necessario l’intervento chirurgico, oggi è possibile effettuare tecniche di chirurgia mininvasiva anche con chirurgia robotica per la colonna vertebrale. Lo scopo della chirurgia mininvasiva della colonna con o senza tecnologia robotica è preservare e rispettare i tessuti come muscoli, tendini, legamenti, cosa che favorisce un maggior controllo del dolore post-operatorio, un recupero funzionale completo della schiena e un più rapido ritorno alla vita quotidiana.
Questo grazie ad approcci che consentono di ridurre le cicatrici, le aderenze post chirurgiche e i tempi della fisioterapia. Tuttavia, le tecniche di chirurgia mininvasiva non sono indicate a tutte le patologie e a tutti i pazienti: alcune persone, infatti, non hanno le caratteristiche anatomiche e devono essere operati con tecnica tradizionale, al fine di ridurre i rischi intraoperatori, nonostante richieda tempi di recupero più lunghi.
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