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Baby blues o maternity blues: di cosa si tratta?

Si manifesta entro i primi 15 giorni dal parto e persiste fino a due settimane. È il Maternity blues o Baby blues, la condizione emotiva puerperale più comune tra le neo mamme, con stime che vanno fino al 75-80% delle neo-mamme. 

Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Daria Passini, psichiatra del Servizio di Psicopatologia Perinatale di Humanitas San Pio X. 

Baby blues: sintomi e cause

Il Baby blues o maternity blues è una condizione molto comune tra le neomamme, può presentarsi fino a 7 donne su 10 subito dopo il parto, ma riconoscerla in tempo aiuta a gestirla. L’associazione di bruschi cambiamenti ormonali che avvengono subito dopo il parto e riguardano la riduzione dei livelli di estrogeni e progesterone, insieme ad alti livelli di vulnerabilità ai disturbi affettivi, possono contribuire all’insorgenza di questa sindrome. 

Pertanto, fattori ormonali, ostetrici, psicologici e sociali sono tutti coinvolti nell’insorgenza della sindrome chiamata maternity blues che si manifesta con sbalzi d’umore, irritabilità, tristezza, ansia, scarsa concentrazione, disturbi del sonno e dell’appetito e tendenza ad isolarsi. Infatti, il post-partum non è solo un periodo di gioia e felicità, ma è l’inizio di una nuova fase della vita per la donna: la maternità. La neo mamma può sentirsi inadeguata ad assumere il ruolo di mamma, provare sentimenti di smarrimento, sentirsi non adeguatamente supportata e compresa. 

Tra i vari fattori psicologici che possono far aumentare il rischio di insorgenza del Maternity blues sono stati evidenziati: 

  • precedenti episodi di depressione
  • aver sofferto di depressione post-partum
  • soffrire di sindrome disforica premestruale (si presenta con ansia, depressione, irritabilità, rabbia o labilità affettiva, dolore muscolare, scarsa concentrazione, diminuzione degli interessi)
  • eventi di vita stressanti durante la gravidanza
  • familiarità positiva per disturbi dell’umore.

Anche un parto stressante o traumatico, la limitazione dell’autonomia fisica dovuta al taglio cesareo o alle conseguenze dell’episiotomia possono contribuire a questa condizione di “instabilità emotiva”. Tuttavia è importante che venga riconosciuta e monitorata perché tale sindrome rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza della depressione post-partum che, secondo la letteratura scientifica, si associa al Baby Blues nel 20-40% dei casi. In questi casi si manifesta in forma più marcata e severa, con una netta prevalenza di umore depresso, perdita di interesse o piacere nello svolgere le attività quotidiane e pensieri prevalentemente negativi con senso di colpa, inadeguatezza e sentimenti di rabbia. 

Come affrontare il Baby Blues?

Il Baby Blues è per definizione limitato nel tempo e si risolve in pochi giorni. Di solito non richiede un trattamento diverso dalla rassicurazione e dal supporto. Quando insorge, sia la donna stessa sia i familiari sono spesso impreparati a comprenderne la sintomatologia. Per tale motivo i professionisti dell’area materno-infantile, durante la gravidanza informano e sensibilizzano la donna e il partner (o anche i familiari) della frequente insorgenza di tale disturbo nel post-partum e come eventualmente affrontarlo. 

La valutazione da parte di un professionista della salute mentale perinatale sull’entità del disagio è fondamentale per aiutare la neo mamma a superarlo, fornendo una modalità di intervento adeguata a prevenire l’insorgenza di eventuali problematiche psicopatologiche più gravi, come la depressione post-partum

Visita psichiatrica – post parto

La visita psichiatrica post parto ha l’obiettivo di arrivare a diagnosticare e a stabilire una strategia di cura per un malessere psichico che origina in seguito al parto.

Ultimo aggiornamento: Aprile 2025
Data online: Dicembre 2019

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