L’osteoporosi è una malattia che colpisce le ossa e causa la riduzione della densità dei minerali che le compongono e contribuiscono a mantenerle forti e resistenti, specialmente il calcio e il fosforo. «Se diminuisce la densità di questi minerali – spiegano i medici del servizio di Radiologia di Humanitas San Pio X -, le ossa sono più deboli e rischiano di fratturarsi facilmente, sia in seguito a dei traumi evidenti, come una caduta, sia in assenza di essi o con traumi a bassa intensità, che normalmente non provocherebbe una rottura».
Osteoporosi: chi è più a rischio e perché
«La forma principale di osteoporosi è la “primaria”, presente nel 95% dei casi, e colpisce prevalentemente le donne in menopausa e anziani, perchè in questa fase della vita si riduce la produzione di estrogeni, ormoni femminili molto importanti per il rimodellamento osseo – proseguono gli esperti -. L’osteoporosi “secondaria”, invece, è meno frequente e colpisce persone affette da altre malattie, ad esempio patologie renali e ormonali, artrite o anche anoressia, oppure che assumono farmaci che modificano negativamente il metabolismo osseo, come i corticosteroidi e alcune terapie utilizzate per il tumore al seno. Altri fattori di rischio sono:
- inattività (sedentarietà)
- fumo di sigaretta
- dieta povera di calcio
- carenza di vitamina D, che è fondamentale perché permette l’assorbimento del calcio nelle ossa e quindi ha un ruolo molto importante per mantenerle sane e forti
- consumo eccessivo di alcol o di caffeina, può peggiorare l’osteoporosi preesistente.
Questa malattia “silenziosa” non presenta sintomi molto evidenti – continuano i medici radiologi – almeno finché non si verifica la frattura. Se è la colonna vertebrale ad essere colpita, può manifestarsi con un improvviso e intenso dolore alla schiena e, con il susseguirsi delle fratture vertebrali, si può andare incontro a diminuzione dell’altezza e deformazioni della colonna tali da causare anche difficoltà respiratorie e digestive. Per il carattere silente dell’osteoporosi, è molto importante la diagnosi precoce, per intervenire tempestivamente e limitare l’evoluzione della malattia, e le fratture sempre più frequenti. La diagnosi precoce, infatti, può aiutare a trovare la terapia adatta per rallentare la perdita della densità delle ossa e arrestare l’osteoporosi.
La densitometria ossea
«Anche se esistono vari tipi di screening per valutare la densità ossea, la densitometria (DEXA) è il metodo migliore per controllare lo stato di salute delle ossa e verificare l’eventuale presenza di osteoporosi – sottolineano gli esperti -. L’esame permette di calcolare la densità minerale delle ossa nei punti più fragili, ovvero quelli in cui potrebbe verificarsi una frattura, come la colonna vertebrale, in particolare la zona lombare, e il femore nella parte più vicina all’anca. La densitometria è un esame indolore, veloce (10-15 minuti) e i raggi X sono emessi in quantità molto ridotta. Dopo aver confrontato i dati ottenuti con quelli attesi, si esprime una valutazione numerica chiamata “ T score” che, se si discosta di un certo grado (<-2.5) rispetto a quello della popolazione sana, aiuta a confermare il sospetto di osteoporosi. Questo esame è utile anche per diagnosticare osteopatia, una condizione meno grave dell’osteoporosi ma che comunque sottintende una riduzione della densità ossea e merita sorveglianza periodica nel tempo».
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