La pericardite è un’infiammazione della membrana che protegge e riveste il cuore chiamata pericardio. Più comune nei maschi che nelle femmine, la pericardite è solitamente causata da infezioni virali, e più raramente da altri patogeni o batteri. Quali sono i campanelli d’allarme della pericardite? Ne parliamo con il professor Giulio Stefanini, cardiologo di Humanitas San Pio X e professore di Humanitas University.
Come si sviluppa la pericardite?
«Il pericardio è una struttura composta da due membrane separate tra loro da un sottile strato di liquido che infiammandosi a causa di un’infezione virale, oppure a causa di tumori, insufficienza renale, patologie autoimmuni o l’assunzione di alcuni farmaci, aumenta di quantità come reazione fisiologica all’infiammazione – spiega l’esperto -.
Nella maggior parte dei casi, questa infiammazione è lieve e si autolimita, manifestandosi principalmente con un dolore toracico che viene modulato dagli atti respiratori. In questa situazione, la più frequente, è sufficiente una terapia medica antiinfiammatoria per risolvere la patologia. In alcuni casi, più rari, il liquido infiammatorio può aumentare eccessivamente in modo rapido, provocando quello che viene chiamato “tamponamento cardiaco”: l’eccessiva pressione causata dalla presenza di questo liquido nel pericardio non permette al cuore di riempirsi di sangue e di funzionare correttamente. In questo caso è necessario un intervento urgente per drenare tempestivamente il liquido pericardico in eccesso.
In altri rari casi l’infiammazione provoca l’ispessimento e irrigidimento del pericardio, con un perdita di elasticità di questa sacca che avvolge il cuore. In questo caso si parla di pericardite costrittiva e sebbene non sia una condizione di urgenza come il tamponamento cardiaco, è necessario un intervento medico per risolverlo».
Quali sono i campanelli d’allarme della pericardite?
«Il dolore toracico che si manifesta nella stessa zona dell’infarto è il sintomo più comune della pericardite acuta – prosegue il professor Stefanini -, ma il dolore è diverso da quello caratteristico dell’infarto. Infatti, nella pericardite, il dolore toracico tende a modificarsi con il respiro o tossendo, e a peggiorare in posizione supina. Con questi sintomi è raccomandabile rivolgersi al pronto soccorso per valutare la necessità di un trattamento tempestivo. In genere, i sintomi si risolvono in pochi giorni, anche nel caso di sospetta causa virale, con la somministrazione di antinfiammatori non steroidei (FANS) per 2-4 settimane, eventualmente in associazione alla colchicina per 3 mesi, per ridurre il rischio di recidiva. Nei casi in cui i sintomi non passano, invece, o il paziente abbia controindicazioni all’assunzione di FANS, la terapia è rappresentata dai corticosteroidi associati alla colchicina. Tuttavia, per il rischio di favorire pericardite recidivante e cronica, i corticosteroidi sono considerati farmaci di seconda scelta. Se è necessario adottare una terapia per prevenire recidive della pericardite, possono essere valutate le immunoglobuline per via endovenosa (a effetto sia immunomodulatorio sia antivirale) e l’anakinra, un farmaco usato anche nell’artrite reumatoide per arrestare la cascata infiammatoria».
Il Cuore delle donne è l’Ambulatorio di Humanitas San Pio X che si occupa della prevenzione e cura cardiologica al femminile. Nelle donne, le patologie del cuore e del sistema cardiovascolare sono tre volte più frequenti di tutti i tumori femminili messi insieme (seno, utero, polmone). E come per la prevenzione dei tumori, anche la prevenzione cardiovascolare per la donna senza sintomi o malattie cardiache congenite, inizia a 30-40 anni.
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