Qualunque sia il tipo di sport, dallo sci al pattinaggio negli ice-ring cittadini, fino alle ciaspole, è bene non esagerare e fermarsi se ci si sente stanchi. Infatti, la stanchezza è un fattore che aumenta il rischio di farsi male.
Approfondiamo l’argomento con il dottor Federico D’Amario, Responsabile di Ortopedia Protesica e Ricostruttiva Anca e Ginocchio di Humanitas San Pio X.
Sport: quali sono i sintomi della stanchezza fisica?
Secondo il Sistema Nazionale di Sorveglianza sugli Incidenti in Montagna (SIMON), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, circa un terzo di tutti gli incidenti sulla neve sono causati da stanchezza e distrazione sulle piste. Contro la stanchezza e la distrazione si può fare molto, iniziando dal riconoscere i sintomi della stanchezza fisica, i propri limiti fisici, e saper dire “mi fermo”.
I sintomi principali della stanchezza durante lo sport sono dolore muscolare, movimenti meno fluidi, fame e sensazione di freddo. Si tratta di segnali che devono indurre a fare una sosta e riposare; infatti, sottovalutarli può costare caro in termini di distorsioni del ginocchio, contusioni e fratture da cadute accidentali o scontri da distrazione.
Come ridurre il rischio di traumi negli sport invernali?
Praticare un’adeguata preparazione presciistica 2-3 mesi prima di scendere sulle piste con adeguati programmi personalizzati di potenziamento muscolare sulla base delle proprie caratteristiche, insieme a riscaldamento e stretching prima dell’attività sulla neve, sono buone pratiche per prevenire traumi e lesioni ai muscoli, ai legamenti e alle articolazioni.
Inoltre, è bene valutare il proprio livello di preparazione atletica e forma fisica, insieme alla resistenza muscolare, prima di coinvolgersi in gare con gli amici, anche se si tratta di bob o slittino. E nonostante molte delle attività sulla neve si pratichino da soli, tuttavia in gruppo è meglio. Infatti, in caso di stanchezza, crampi o dolori muscolari, è più facile chiedere aiuto a chi è con noi.
Infine, la prevenzione dei traumi passa anche da una corretta idratazione e alimentazione:
- Mangiare sano e a sufficienza, preferendo cibi leggeri ma nutrienti che aiutano a recuperare tutte le energie che servono a praticare gli sport invernali, spesso, impegnativi dal punto di vista fisico. Questo permetterà di garantire le scorte di glucosio intramuscolare in grado di rallentare l’affaticamento fisico, ovvero aiuterà il proprio corpo a non esaurire le “batterie” durante l’attività fisica e mantenere sempre i riflessi vigili.
- Idratarsi adeguatamente con acqua, tè e tisane, evitando bombardini e alcolici che possono contribuire a ridurre i riflessi e la concentrazione durante le attività invernali. È bene ricordare che anche per una “semplice” passeggiata con le ciaspole è fondamentale prestare molta attenzione a dove si mettono i piedi.
Dopo una caduta sulla neve, cosa fare?
Le cadute da disattenzione e stanchezza sulla neve e sul ghiaccio, specie se accompagnate dalla velocità oppure causate da scontri con altre persone, possono provocare infortuni di varia entità a gambe, ginocchia, caviglie, spalle, mani, gomiti e polsi, oltre al bacino. Una caduta e un trauma non vanno mai sottovalutati e, in caso di frattura o lussazione evidente, è fondamentale chiamare i soccorsi e rivolgersi al più vicino pronto soccorso. In tutti gli altri casi, è importante non sottovalutare il trauma e non riprendere l’attività sportiva: in caso di dolore che non passa dopo 1-2 giorni, se c’è dolore nel movimento dell’arto o della zona coinvolta, gonfiore, ematomi, e in tutti i casi in cui è presente limitazione al movimento, è raccomandabile rivolgersi allo specialista. In genere, insieme alla visita ortopedica, il medico può richiedere eventuali esami diagnostici strumentali per valutare eventuali lesioni non evidenti. Inoltre, può prescrivere analgesici contro il dolore, il tutore o l’uso dei bastoni canadesi (le stampelle) per un determinato periodo, spesso pochi giorni o qualche settimana. Superata la fase acuta del trauma, sarà necessario tornare dall’ortopedico per valutare la condizione e stabilire la terapia, che può andare da un protocollo riabilitativo fino al trattamento del gonfiore e del dolore, a eventuali terapie conservative. Nei casi più gravi, come nelle lesioni dei legamenti in persone con particolari necessità di recupero funzionale, o in caso di fratture scomposte può essere indicato l’intervento chirurgico.
Ultimo aggiornamento: Novembre 2024
Data online: Gennaio 2020
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