Il soffio cardiaco che si rileva ascoltando il cuore del bambino con il fonendoscopio, è un rumore dovuto al moto vorticoso del flusso ematico che si genera quando il sangue attraversa una struttura ristretta, dilatata o insufficiente, o quando si verificano comunicazioni tra parti del cuore normalmente non comunicanti. Questo rumore che può essere rilevato sin dalla nascita ed essere espressione di una malattia congenita o può manifestarsi nel corso degli anni successivi per una malattia acquisita, è nella gran maggioranza dei casi un rumore “innocente” o funzionale, dovuto alla turbolenza della circolazione tipica dei bimbi: in questo caso si tratta di un rumore sistolico, di tipo vibratorio, variabile con la postura e le fasi del respiro che tende a scomparire con la crescita.
Ne parliamo con la dottoressa Daniela Massari, cardiologa pediatrica di Humanitas San Pio X e di Humanitas Medical Care di Via Murat a Milano.
Come si capisce se il soffio cardiaco è patologico?
Il soffio, che si distingue in rapporto alla dinamica cardiaca, all’intensità, alla tonalità e alle caratteristiche fonetiche, si apprezza in punti particolari del torace e la sede dell’ascoltazione indirizza il cardiologo verso l’identificazione della struttura che lo ha generato. Se il cardiologo pediatra lo riterrà opportuno, nel sospetto di una cardiopatia, oltre all’elettrocardiogramma che è sempre bene effettuare contestualmente alla visita cardiologica, prescriverà un ecocardiogramma colordoppler con il quale è possibile stabilire la corretta diagnosi.
Quali sono i sintomi e la cura del soffio?
Il soffio innocente non determina l’insorgenza di nessuna sintomatologia, ma possono restare asintomatici anche bambini portatori di malattie del cuore non complesse.
Sintomi che invece non devono essere sottovalutati in presenza di un soffio o meno sono il colorito bluastro della pelle (la cianosi), la mancanza di fiato (dispnea), le sincopi o svenimenti improvvisi, il mancato accrescimento, la difficoltà ad alimentarsi del neonato, la sudorazione ai pasti, alcune alterazioni del ritmo cardiaco.
Non tutti i soffi però devono essere curati. I soffi innocenti scompaiono da soli, ma anche alcune cardiopatie congenite possono risolversi spontaneamente, come la chiusura di un difetto interventricolare muscolare, ovvero un buchino che fa comunicare i due ventricoli normalmente separati, o della pervietà del dotto arterioso.
In altri casi si instaura una terapia medica, non risolutiva per la scomparsa del soffio, ma indispensabile per mantenere la buona funzionalità del cuore, e solo in casi rari è necessario ricorrere alla cardiochirurgia, specie in età neonatale.
Oggi anche in ambito pediatrico ci si può avvalere nella correzione di alcune cardiopatie, per esempio la chiusura di una difetto interatriale o interventricolare o di un dotto, in presenza di un restringimento valvolare, dell’emodinamica interventistica, cioè la metodica con la quale nell’adulto curiamo le malattie delle coronarie.
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