La stitichezza, chiamata stipsi dai medici, è un problema prevalentemente femminile che può influenzare negativamente la qualità di vita della donna. Non si tratta però solo di “non riuscire ad andare in bagno regolarmente”: in realtà, esistono forme diverse di stitichezza che hanno origine da disturbi diversi e quindi hanno anche cure diverse. Quando la stitichezza non passa con alcun rimedio, cosa fare? Ne parliamo con la dott.ssa Bibiana Bozzini, medico radiologo di Humanitas San Pio X.
Esistono due tipi di stipsi e due esami specifici
«La stipsi si divide in due grosse categorie – spiega la dottoressa Bozzini -, da una parte il problema causato da un rallentato transito delle feci nell’intestino, dall’altra da una difficoltà all’evacuazione (stipsi rettale). Nel primo caso, in genere la persona defeca molto tardi rispetto a quando ha mangiato perchè tutto il tratto intestinale è rallentato; nel secondo caso si può trattare di una disfunzione del pavimento pelvico, frequente nelle donne come conseguenza del parto o della perdita di tono dei muscoli pelvici per l’avanzare dell’età, che provoca la difficoltà ad evacuare. Il risultato è, in entrambi i casi, che la persona non riesce ad evacuare, ha la sensazione di non aver svuotato adeguatamente l’intestino, e spesso le feci bloccate nel sigma e nel retto diventano dure e l’evacuazione dolorosa.
E’ indispensabile riconoscere il problema per intervenire in modo adeguato e permettere così alla donna ad ogni età di risolvere la stitichezza e recuperare benessere e qualità di vita. La diagnostica per immagini contribuisce in maniera rilevante nell’iter diagnostico grazie a due esami specifici che sono l’RX dei tempi di transito e la cistocolpodefecografia con studio seriato del tenue».
Stitichezza: percorso diagnostico e approccio multidisciplinare
«Per studiare l’origine del problema è necessario seguire un percorso diagnostico che inizia con il parlare del disturbo con il proprio medico – consiglia l’esperta. – La stipsi può avere diverse cause anche esterne quali l’uso di alcuni farmaci e scorretti stili di vita, su cui è possibile intervenire con un’adeguata informazione. Se la donna non trae beneficio dai cambiamenti delle sue abitudini è consigliabile rivolgersi a un centro specializzato nei disturbi del pavimento pelvico per studiare il problema.
Presso il nostro Centro del pavimento pelvico eseguiamo una particolare indagine diagnostica di tipo radiologico (quindi senza endoscopio) per dirimere l’origine della stipsi. Con la radiografia dei tempi di transito è possibile valutare e studiare la tempistica di transito delle feci nell’intestino utilizzando piccoli marker radiopachi da ingerire. Una volta ingeriti, la donna torna da noi dopo un arco di tempo stabilito, per eseguire una radiografia dell’addome che ci permette di contare letteralmente i marker eliminati e vedere dove si sono fermati quelli residui, cioè se nel piccolo intestino, nel colono di destra o nel colon di sinistra. In questo modo è possibile valutare se si tratta di stipsi da ritardato transito prossimale o distale. Se il problema riguarda l’ultimo tratto, invece, lo specialista può prescrivere successivamente un altro esame chiamato colpocistodefecografia con studio seriato del tenue».
Stitichezza rettale o intestinale, diverso il percorso di cura
«Radiografia dei tempi di transito e colpocistodefecografia con studio seriato del tenue sono esami fondamentali per studiare l’origine della stitichezza e valutare il percorso di cura – continua la dottoressa Bozzini -. Si tratta di esami che permettono di evidenziare eventuali alterazioni anatomiche responsabili della stitichezza cronica, che vanno risolte chirurgicamente, oppure di capire se il problema è una mancata coordinazione tra i vari muscoli del pavimento pelvico. Nella stipsi rettale, ad esempio, può accadere che la spinta per defecare sia corretta ma non si riesca a rilasciare la muscolatura, rendendo così inefficace la spinta. In questo caso, il percorso consigliato è in genere riabilitativo del pavimento pelvico. Tuttavia, la stitichezza può avere più cause. Per questo, dopo le indagini radiografiche, la donna torna dallo specialista del Centro del pavimento pelvico per valutare i risultati e ottenere una soluzione personalizzata al suo problema».
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