L’olfatto è la capacità di percepire gli odori presenti nell’ambiente, dai cibi, all’aria che ci circonda, agli oggetti. Si tratta di una capacità che può non essere uguale per tutti, essere presente a livelli diversi, mentre in alcuni può non essere presente affatto, diminuire oppure essere persa a causa di infezioni, traumi o patologie. Con l’olfattometria, il test dell’olfatto, è possibile misurare eventuali deficit dell’olfatto e approfondire le cause con successivi esami.
Ne parliamo con il dottor Michele Cerasuolo, otorinolaringoiatra di Humanitas San Pio X.
Il COVID-19 ha contribuito a far diventare comune termini medici che fino a prima della pandemia erano sconosciuti a molti: anosmia o iposmia ovvero la perdita totale o parziale dell’olfatto. Questi disturbi possono avere diverse cause: ostruzioni meccaniche come in caso di deviazioni del setto nasale, riniti o rinosinusiti acute o croniche, neoformazioni benigne (polipi nasali) o maligne delle fosse nasali (tumori) o danni a livello dei recettori e dei nervi dell’olfatto come accade in caso di infezioni virali quali il raffreddore comune o la recente infezione da Sars-Cov-2. Questi sintomi, quando legati ad infezioni virali, sono solitamente temporanei e nella maggior parte dei soggetti regrediscono spontaneamente con la guarigione dall’infezione.
Quando fare l’olfattometria?
L’olfattometria è il test che permette di studiare l’olfatto e rilevare le alterazioni funzionali dell’olfatto. La diagnosi tempestiva con la visita otorinolaringoiatrica con rinoscopia a fibre ottiche e l’olfattometria è fondamentale per intraprendere un percorso di cura adeguato alle cause, ma anche effettuare in modo corretto il processo di riabilitazione dell’olfatto.
Per sottoporsi all’olfattometria è raccomandato che l’eventuale patologia che si sospetta esserne la causa non sia nella sua fase acuta e che il paziente riferisca ancora una alterazione dell’olfatto in termini di riduzione o assenza completa. Il test, che non è doloroso ed è di semplice esecuzione, ha valore puramente indicativo. In genere, una volta effettuato, viene poi ripetuto nelle settimane o mesi successivi sulla base delle indicazioni dell’otorinolaringoiatra per valutare il recupero dell’olfatto.
Come si effettua l’olfattometria?
L’olfattometria è l’esame che permette di porre la diagnosi di anosmia o iposmia e di iniziare un adeguato percorso di diagnostica approfondita oppure di trattamento che in genere prevede una riabilitazione. L’esame viene effettuato dallo specialista facendo annusare al paziente dei pennarelli che contengono aromi diversi, utilizzando solo una narice o entrambe. Durante il test, l’otorino pone una serie di opzioni al paziente di cui annoterà la risposta che il paziente ritiene corretta. Tra uno stimolo olfattivo e il successivo, ovvero tra una boccetta e l’altra è necessario rispettare una fase di wash out (pulizia) per dare il tempo alle narici di recepire correttamente lo stimolo successivo, evitando di confonderli.
Pertanto, la durata dell’esame è di circa 30-45 minuti. Il risultato dell’olfattometria, calcolato con criteri statistici e probabilistici, viene comunicato subito al paziente, al quale però non viene detto se le sue risposte sono corrette: infatti, in caso il test debba essere ripetuto nel tempo, questa accortezza permette di ridurre eventuali risposte del paziente basate sulla memoria piuttosto che sugli stimoli olfattivi.
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