Il momento del travaglio e del parto è forse quello più temuto dalle future mamme. Dubbi e incertezze, a volte, prendono il sopravvento, ma è sicuramente anche il momento più atteso.
Durante tutta la gravidanza si cerca di immaginare che cosa succederà e le emozioni che si proveranno in quegli attimi: gioia, amore, forza, ma anche paura e dolore.
Ecco le domande più frequenti delle gestanti riguardanti il travaglio e il parto.
Le prime contrazioni (stadio dilatativo) si riconoscono dal fatto che il dolore è intermittente, paragonabile si dice al dolore mestruale: il dolore inizia, cresce, raggiunge un picco, diminuisce e scompare. Questo ritmo si ripete per la durata del periodo dilatante, che in un primo figlio ha una durata variabile. In questa fase, il corpo della donna cambia, si modifica la cervice uterina, sia come consistenza che posizione. Perché questo avvenga le contrazioni devono essere coordinate tra di loro, ossia regolari nelle caratteristiche di ritmo, intensità e durata. In tutta la fase dilatante la donna sviluppa le endorfine necessarie che la aiutano a sopportare nel tempo il dolore. Qualora la donna non riesca a sopportare il dolore durante il travaglio esistono presidi medici (analgesia) e non (acqua, massaggi) che permettono di affrontare serenamente tutte le fasi del travaglio.
Nel periodo espulsivo, variabile nelle donne, soprattutto nelle pluripare rispetto alle primi gravide, il dolore delle contrazioni si modifica, anche l’atteggiamento della donna cambia; in particolare la donna non è più passiva ad aspettare l’arrivo della contrazione ma piuttosto diventa attiva, in quanto avverte delle sensazioni così intense e irrefrenabili che difficilmente non riesce ad assecondare. È come se il dolore sparisse. In questa fase inizia la progressione dell’estremo cefalico nel canale da parto.
L’induzione medica del travaglio di parto è una pratica medica che viene proposta normalmente alle gravide a partire dalla 41+1 settimana di gestazione qualora la donna non abbia ancora partorito. A volte è necessario indurre il travaglio di parto in maniera medica per patologie insorte durante la gravidanza, come ad esempio diabete materno, colestasi.
Obiettivo dell’induzione del travaglio è far maturare la cervice uterina ottenendo così un travaglio attivo in condizioni di benessere fetale e materno. La donna viene sempre informata sulle varie metodiche di induzione dall’equipe medico e ostetrica, e concordate con la coppia mediante un counselling. Tra le varie scelte di induzione medica del travaglio di parto troviamo: il Misoprostolo per via vaginale o per via orale, le Prostaglandine con somministrazione intravaginale, la fettuccina (propess) intravaginale, e il metodo meccanico con catetere a palloncino per via transcervicale, la dilatazione meccanica con catetere di Foley, più misoprostolo o ossitocina (in passato era il farmaco più usato). Qualora fosse necessaria l’induzione medica del travaglio viene eseguito un monitoraggio continuo della frequenza cardiaca fetale e dell’attività contrattile uterina.
Il controllo del dolore delle contrazioni avviene in modo naturale per lo sviluppo delle endorfine (oppiodi naturali), che creano gratificazione, piacere, espansione e il desiderio di ripetere l’esperienza; insieme a ACTH, adrenalina, ossitocina, prostaglandine, ma anche attraverso l’uso delle posizioni libere in travaglio, uso dell’acqua calda, sia in immersione (se presente vasca in sala parto) o a pioggia come nella doccia.
Tra una contrazione e l’altra, il consiglio è quello di riposare, muoversi, rilassarsi, ascoltare musica, trovare la posizione più comoda, confortevole e concentrarsi sulla respirazione. Per tutta la durata del travaglio di parto, la donna può utilizzare tecniche apprese ai corsi preparto come il training respiratorio, la vocalizzazione, cambiare posizioni, applicare impacchi caldi e freddi, fare bagni o docce, farsi massaggiare. Accanto ai trattamenti non farmacologici la donna può utilizzare, e fare richiesta, in qualunque momento, del trattamento farmacologico attraverso l’analgesia peridurale.
Per proteggere l’utero da eventuali infezioni che possono arrivare dalla vagina, durante tutta la gravidanza è presente un tappo mucoso in tutta la lunghezza del collo dell’utero. Con l’avvio delle contrazioni, il collo dell’utero si modifica, si dilata ed espelle il tappo. L’espulsione del tappo mucoso avviene con una perdita vaginale biancastra e vischiosa, talvolta con striature rosate, qualche volta anche un po’ più scuro relativo alla parte più vicina alla vagina. La perdita del tappo non significa che il parto è imminente, ma piuttosto che il collo dell’utero sta rispondendo alle contrazioni uterine.
La rottura del sacco amniotico, o più comunemente conosciuta con la perdita delle acque, è una perdita di liquido amniotico dai genitali esterni che non sempre presenta contrazioni. Generalmente il liquido è trasparente. Spesso le membrane si rompono spontaneamente quando il travaglio è già avviato, a volte a dilatazione avanzata; qualche volta si rompono in modo impercettibile, ma la donna avverte la sensazione costante di bagnato. Se la perdita delle acque è normale, il colore è chiaro; se invece il colore è molto scuro, tendente al verde, oppure la rottura delle membrane avviene prima della 37a settimana è necessario recarsi in pronto soccorso con urgenza.
Generalmente la donna si accorge che qualcosa sta cambiando: il dolore si modifica, inizia ad essere più intenso e ritmato. Se alla prima gravidanza, la donna può provare a fare una doccia calda e a rilassarsi come meglio crede; se il dolore si intensifica e non passa allora occorre recarsi nell’ospedale di riferimento. La durata del travaglio non è prevedibile, soprattutto nella prima gravidanza in cui può avere una durata molto variabile da donna a donna. Si ricorda che non è vietato alimentarsi e idratarsi pertanto si suggeriscono pasti piccoli e frazionati per sostenersi e recuperare energia, come snack leggeri, come biscotti, tavoletta di cioccolato, succo di frutta, tisane.
È bene preparare con anticipo una borsa con le copie dei documenti di entrambi i genitori (carta di identità o passaporto, tessera sanitaria, impegnativa per “assistenza al parto”, autocertificazione dello stato di famiglia e di residenza della madre, se non coniugati), gli esami e le ecografie effettuati dalla mamma dall’inizio della gravidanza. I documenti serviranno sia per il ricovero che per la dichiarazione di nascita che può essere effettuata all’interno del Punto Nascita.
Nella valigia della mamma è bene non dimenticare la camicia da notte con apertura fino alla vita comoda per il parto naturale (eutocico) e per l’allattamento, slip monouso o di rete (acquistabili in farmacia), assorbenti igienici, reggiseno per l’allattamento, snack per il travaglio. In caso di parto cesareo, la camicia da notte viene fornita dall’ospedale. Per il corredino del neonato in ospedale è preferibile scegliere body e tutine con materiale che risente della stagione: 2 cambi al giorno, evitando la lana sia per gli indumenti che per le copertine, cappellini di cotone, calzini.
Visite ed esami
-
2.3 milioni visite
-
+56.000 pazienti PS
-
+3.000 dipendenti
-
45.000 pazienti ricoverati
-
800 medici