Come ha affermato la prof.ssa Domenica Lorusso, che ha guidato lo studio, per la prima volta in oltre 20 anni in cui non vi sono stati reali progressi. La nuova combinazione di terapie cambia lo standard di cura e consentirà di portare a una potenziale guarigione un maggior numero di pazienti.
La ricerca italiana cambia la pratica clinica nel tumore della cervice uterina localmente avanzato ad alto rischio: nello studio KEYNOTE-A18, l’immunoterapia con pembrolizumab, se somministrata in combinazione con chemioradioterapia, ha ridotto il rischio di morte del 33% rispetto al solo protocollo chemioradioterapico.
Lo studio è stato ideato e coordinato da Domenica Lorusso – oggi responsabile della Ginecologica Oncologica di Humanitas San Pio X e professoressa ordinaria di Humanitas University – ed è stato condotto mentre la prof.ssa Lorusso era Responsabile UOC Programmazione Ricerca Clinica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS a Roma.
Grazie al nuovo approccio combinato in cui è presente anche il regime immunoterapico, la sopravvivenza globale a 3 anni ha raggiunto l’82,6% nelle pazienti con nuova diagnosi rispetto al 74,8% per coloro che sono state trattate con la sola chemioradioterapia.
I dati sono presentati nel Simposio Presidenziale del Congresso ESMO della European Society for Medical Oncology, a Barcellona, e pubblicati in contemporanea su The Lancet.
Un progresso storico nell’efficacia delle cure
Ogni anno, in Italia, si stimano circa 2500 nuove diagnosi di tumore della cervice uterina. La malattia colpisce spesso donne giovani, impegnate nella professione e nella famiglia, ed è una neoplasia molto sintomatica e dolorosa, che impedisce una vita sociale. Ecco perché il risultato raggiunto oggi è così importante: si tratta della prima volta, in oltre 20 anni, che si assiste a un miglioramento della sopravvivenza globale nel tumore della cervice uterina localmente avanzato ad alto rischio.
“Il tumore alla cervice uterina è una delle cause principali di morte da cancro nelle donne a livello globale, ma i progressi terapeutici degli ultimi anni non hanno dimostrato un beneficio di sopravvivenza significativo per le pazienti con malattia localmente avanzata ad alto rischio – spiega Domenica Lorusso, Principal Investigator dello studio KEYNOTE-A18 – La combinazione di pembrolizumab, un immunoterapico, con la chemio-radioterapia concomitante aumenta in modo statisticamente significativo e clinicamente rilevante la sopravvivenza globale in queste pazienti. Per la prima volta in oltre 20 anni in cui non vi sono stati reali progressi, questa combinazione cambia lo standard di cura, finora rappresentato dalla sola chemio-radioterapia”.
Resta centrale l’obiettivo a lungo termine di eradicazione della malattia, che è quasi sempre causata dal virus HPV, la più frequente infezione sessualmente trasmessa. Obiettivo a cui puntano diverse strategie messe in atto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, della European Cancer Organisation e del Beating Cancer Plan promosso dalla Commissione Europea: eliminare il tumore della cervice uterina entro il 2030.
Per farlo è necessario agire su 3 aree di intervento: la prevenzione primaria con il miglioramento della copertura vaccinale contro HPV, la prevenzione secondaria con lo screening attraverso il Pap test o il test HPV e l’accesso a trattamenti sempre più efficaci in caso di diagnosi di lesioni o cancro.
In Humanitas San Pio X, all’interno del Centro di Ginecologia Oncologica la presa in carico della paziente con tumore ginecologico avviene nell’ambito di un percorso multidisciplinare, con la possibilità di accedere a diversi protocolli sperimentali di fase I-IV con farmaci innovativi che rappresentano potenziali opportunità di cura per le pazienti in cui la terapia tradizionale non dà risultati positivi.
Il team lavora a stretto contatto con i colleghi che si occupano di ricerca traslazionale e preclinica, per offrire le migliori e personalizzate opportunità di cura alle pazienti affette da tumori ginecologici e la profilazione molecolare per identificare all’interno del tumore la presenza di mutazioni che potrebbero essere bloccate con farmaci a bersaglio molecolare.
L’équipe è formata dagli specialisti dell’Unità Operativa di Ginecologia Oncologica diretta dalla prof.ssa Domenica Lorusso e dell’Unità Operativa di Ginecologia Oncologica Chirurgica diretta dal dr. Fabio Martinelli, alle quale si affiancano gli specialisti dell’Unità di Radioterapia e Radiochirurgia.
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