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Tumori ginecologici: cos’è il Linfonodo Sentinella?

Come nel tumore della mammella, anche nei tumori ginecologici la tecnica del linfonodo sentinella è importante sia per la diagnosi accurata di metastasi sia per evitare la rimozione completa dei linfonodi e gli effetti collaterali ad essa associati.

Ne parliamo con il dottor Fabio Martinelli, responsabile dell’Unità Operativa di Ginecologia Oncologica Chirurgica di Humanitas San Pio X.

Cos’è e quando si usa la tecnica del linfonodo sentinella?

Il linfonodo sentinella è il primo linfonodo di drenaggio di un tumore. Può essere descritto come un campanello d’allarme che aiuta lo specialista a rilevare e diagnosticare un’eventuale diffusione del tumore. In ambito ginecologico, la metodica del linfonodo sentinella può essere utilizzata nella stadiazione e trattamento di tumori della cervice, tumori dell’utero (tumori dell’endometrio), tumori della vulva e perfino nei tumori ovarici iniziali.

L’utilizzo di traccianti fluorescenti, non radioattivi, per evidenziare i linfonodi da rimuovere, e l’avanzamento tecnologico, hanno fatto sì che la ricerca dei linfonodi sentinella sia sempre più entrata nella pratica clinica, permettendo di eseguire gli interventi in chirurgia mininvasiva (laparoscopia).

Perchè il linfonodo sentinella va tolto?

L’asportazione del linfonodo sentinella, o di più linfonodi sentinella, e l’analisi conseguente effettuata dagli specialisti anatomopatologi, permette di definire lo stato linfonodale, ovvero l’eventuale diffusione (metastasi) di malattia. L’identificazione e asportazione dei linfonodi sentinella in alcuni tumori ginecologici, permette di asportare un minor numero di linfonodi, riducendo così gli effetti collaterali di una asportazione radicale di tutti i linfonodi, senza tuttavia compromettere il dato oncologico. Questo significa che la rimozione di “pochi” linfonodi non impatta negativamente sul trattamento oncologico, ma, anzi, permette una più accurata valutazione con tecniche avanzate, come l’immunoistochimica, del dato linfonodale, permettendo di identificare anche le micrometastasi (metastasi di piccolissime dimensioni). Tutto ciò consente una più accurata modulazione delle successive terapie. 

Infatti, l’utilizzo della metodica del linfonodo sentinella può, in circa il 10-15% dei casi, portare a identificare la malattia linfonodale in sedi ulteriori rispetto agli “standard” anatomici della linfadenectomia. Può inoltre permettere di identificare la malattia microscopica a livello linfonodale in quasi il 30% in più delle pazienti, rispetto a una asportazione radicale di tutti i linfonodi, permettendo di stadiare e avviare a un opportuno trattamento queste donne. Inoltre, la metodica del linfonodo sentinella, evitando l’asportazione radicale dei linfonodi, cioè l’asportazione di tutti i linfonodi regionali per patologia, riduce il rischio di comparsa di linfedema, una condizione che provoca l’accumulo di liquidi in alcune aree del corpo (arti inferiori e/o arti superiori) e può influenzare negativamente la qualità della vita della paziente oncologica, provocando ulteriore dolore, disabilità e stress emotivo.

Ostetricia e Ginecologia

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